Recitare con frutto il S. Rosario
“Continuate a recitare il S. Rosario ogni giorno”
(Fatima 13 ottobre 1917)

“Nessuna preghiera è più meritoria per l’anima e più gloriosa per Gesù e Maria del Rosario ben recitato”
S. Luigi Grignion de Montfort




-Il S. Rosario nella meditazione-


Come abbiamo compreso attraverso le parole di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, oltre a S. Luigi, il Rosario acquista la sua vera efficacia nella meditazione dei suoi misteri unita alle orazioni. Il noto esorcista don Gabriele Amorth ci spiega l’importanza e la necessità della meditazione nella recita del Rosario: “È più che mai vivo il ricordo della lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, con la quale Giovanni Paolo II, il 16 ottobre del 2002, incoraggiava di nuovo la cristianità a ricorrere a questa preghiera, così caldamente raccomandata da tutti gli ultimi pontefici e dalle ultime apparizioni mariane. Anzi, per rendere più completa quella prece che Paolo VI definiva “compendio di tutto il Vangelo”, aggiungeva i “misteri della luce”: cinque misteri riguardanti la vita pubblica di Gesù. Sappiamo bene come Padre Pio chiamava la corona: l’arma. Arma di straordinaria potenza contro Satana.
Un giorno un mio collega esorcista si sentì dire dal demonio: “Ogni Ave è come una mazzata sul mio capo; se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario per me sarebbe finita”.
Ma quale è il segreto che rende tanto efficace questa preghiera? È che il Rosario è insieme preghiera e meditazione; preghiera rivolta al Padre, alla Vergine, alla SS. Trinità; ed è insieme meditazione cristocentrica. Infatti, come espone il S. Padre nella Lettera Apostolica citata, il Rosario è preghiera contemplativa: si ricorda Cristo con Maria, si impara Cristo da Maria, ci si conforma a Cristo con Maria, si supplica Cristo con Maria, si annuncia Cristo con Maria.”
Per recitare con frutto il Rosario dobbiamo imparare a contemplare i suoi misteri!
Il Rosario è autentico quando i misteri vengono meditati profondamente. Noi meditiamo le opere di Gesù e di Maria che, come ci spiega S. Luigi, possono anche essere chiamate fiori stupendi: “Il loro profumo e la loro bellezza sono noti soltanto a coloro che si avvicinano ad essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con una attenta e seria meditazione”.

I misteri del Rosario ben meditati ci portano a conoscere sempre di più il Signore attraverso il nostro cuore: “San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa in quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali azioni. Sono quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e di guida nel nostro modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai nostri passi in questo mondo. Sono quindici specchi luminosi adatti per conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi stessi e per accendere nel nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici fornaci per consumarci totalmente nelle loro celesti fiamme” (aggiungiamo poi i 5 Misteri della Luce proposti da Giovanni Paolo II).

E’ proprio la nostra Madre del Cielo a chiedere di meditare i Misteri del Rosario a coloro che lo recitano: “Fu la Vergine santa ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare quando gli ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per far rivivere nei cuori l’amore per Gesù Cristo. Lo insegnò anche al beato Alano della Rupe: «La recita di centocinquanta Ave Maria è una preghiera molto utile — gli aveva detto — ed è un omaggio che gradisco immensamente. E questa recita del Saluto angelico mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno la meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù Cristo, poiché tale meditazione è l’anima di questa preghiera». Infatti, senza la meditazione dei sacri misteri della nostra redenzione, il Rosario sarebbe quasi come un corpo senz’anima, una materia eccellente priva di forma, poiché è proprio la meditazione che distingue il Rosario dalle altre devozioni“.




Quali sono i Misteri del Rosario?


La prima parte del Rosario contiene cinque misteri:

I- Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine
II- Visitazione di Maria a santa Elisabetta
III- Nascita di Gesù Cristo
IV- Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Purificazione della santa Vergine
V- Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori.

Questi misteri si chiamano gaudiosi a causa della gioia che recarono all’universo intero. La Vergine santa e gli angeli furono inondati di gioia nel felice istante in cui il Figlio di Dio si incarnò. Santa Elisabetta e san Giovanni Battista furono pieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria. Il cielo e la terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore. Simeone fu consolato e riempito di gioia quando ricevette Gesù fra le braccia. I dottori erano rapiti di ammirazione nell’ascoltare le risposte di Gesù. E chi saprà esprimere la gioia di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni di assenza?

La seconda parte del Rosario si compone anch’essa di cinque misteri, detti Misteri dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di piaghe, carico di obbrobri, di dolori e di tormenti.

I- Preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi
II- La sua Flagellazione
III- La sua Coronazione di spine
IV- Salita di Gesù al Calvario, carico della Croce
V- La sua Crocifissione e morte sul Calvario.

La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria.

I- Risurrezione di Gesù Cristo
II- Ascensione al cielo
III- Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli
IV- Assunzione della gloriosa Vergine
V- La sua Incoronazione.


La quarta parte del Rosario contiene i misteri detti della Luce perché si contemplano episodi della vita pubblica di Gesù, lui che è la «luce che illumina ogni uomo».

I- Battesimo di Gesù al Giordano
II- Segno di Cana
III- Annuncio del Regno di Dio
IV- Trasfigurazione di Gesù
V- Istituzione dell’Eucaristia


Sono questi i venti fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime pie amano posarsi come api industriose per coglierne il succo mirabile e comporre il miele di una solida devozione.









Il Santo Rosario

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
Seconda parte



Il S. Rosario è una preghiera che dona grandi benefici ma va recitato con fede e attenzione in modo da ottenere copiosi frutti spirituali! Continuiamo ad ascoltare i suggerimenti di S. Luigi Grignion de Montfort e le sue meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.

 

Il Padre nostro

Con ogni parola dell’Orazione domenicale onoriamo le perfezioni di Dio. Onoriamo la sua fecondità chiamandolo Padre: «Padre, tu generi da tutta l’eternità un Figlio che è Dio come te, eterno, consustanziale, una stessa essenza, una stessa potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te. Padre e Figlio, amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi. Tre Persone adorabili, voi siete un solo Dio».

«Padre nostro»! Padre degli uomini per mezzo della creazione, della conservazione, della redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico dei giusti, Padre magnifico dei beati.

«Che sei». Con queste parole ammiriamo l’infinità, la grandezza e la pienezza dell’essenza di Dio, che con tutta verità si chiama «Colui che è». È colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed eternamente. È l’Essere degli esseri, la causa di tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se stesso le perfezioni di tutti gli altri esseri. È in tutti con la sua essenza, con la sua presenza, con la sua potenza senza esservi circoscritto.

Onoriamo la sua sublimità, gloria e maestà con le parole: «che sei nei cieli», cioè come assiso sul trono, intento a esercitare la sua giustizia su tutti gli uomini.

Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo la sua santità. Riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue leggi auspicando che venga il suo regno e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci il pane di ogni giorno, crediamo alla sua Provvidenza. Chiedendogli la remissione dei nostri peccati, invochiamo la sua clemenza. Supplicandolo di non lasciarci soccombere alla tentazione, ricorriamo alla sua potenza. E sperando che ci libererà dal male ci affidiamo alla sua bontà.

Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel mondo per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con questa preghiera che si compiacque egli stesso di dettare. Dobbiamo perciò recitarla spesso, con attenzione e nel medesimo spirito con cui egli la compose.

Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti delle più nobili virtù cristiane quante sono le parole che pronunciamo.

Alle parole «Padre nostro che sei nei cieli», facciamo atti di fede, di adorazione e di umiltà. Desiderando che il suo nome sia santificato e glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta obbedienza. Chiedendogli il pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di spirito ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di perdonare i nostri peccati, facciamo un atto di pentimento. Perdonando a coloro che ci hanno offeso, esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando l’aiuto nelle tentazioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di fortezza. Aspettando che ci liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente domandando tutte queste cose non soltanto per noi ma anche per il prossimo e per tutti i membri della Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo nella sua carità che abbraccia tutti gli uomini e adempiamo il comandamento di amare il prossimo.

Detestiamo tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di Dio, quando nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di profondo rispetto per la divina presenza e, presi da giusto timore, respingiamo l’orgoglio e ci abbassiamo fino al nulla.

Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d’aver ricevuto da Dio la nostra esistenza per mezzo dei genitori e l’istruzione per mezzo dei maestri, i quali tutti — genitori e maestri — quaggiù fanno le veci di Dio e di lui sono immagini viventi. Allora sentiamo anche l’obbligo di onorarli, o per meglio dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e dal contristarli.

Quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben lontani dal profanarlo. Quando consideriamo il regno di Dio come nostra eredità, rinunciamo ad ogni attaccamento ai beni di questo mondo. Quando chiediamo sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo per noi stessi, rinunciamo all’odio, alle discordie e all’invidia. Quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo la golosità e la voluttà che si nutrono dell’abbondanza. Quando imploriamo con sincerità il perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha offesi, reprimiamo la nostra collera, le nostre vendette, rendiamo bene per male ed amiamo i nostri nemici. Quando supplichiamo Dio di non lasciarci cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci. Infine, quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il principio della sapienza, il timore di Dio fa evitare il peccato”.

Attraverso queste meravigliose meditazioni possiamo recitare da oggi il Padre nostro con più coscienza e amore in tutte le occasioni: nella S. Messa, nel Rosario, nelle preghiere personali!


-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
L’Ave Maria


Ora approfondiamo la preghiera dell’Ave Maria, o chiamata da S. Luigi Grignion de Monfort il Saluto angelico. La preghiera dell’Ave Maria ci è particolarmente cara soprattutto per le 1000 Ave Maria che recitiamo per l’Italia. Recitarla 1000 volte in un solo giorno, scandendo la giornata con il dolce Saluto angelico, ci porta a unirci intensamente all’amore materno della nostra Mamma Celeste. Il beato Alano della Rupe diceva: «Solo Gesù Cristo nato dalla Vergine Maria, è in grado di spiegarlo» ma noi desideriamo oggi a conoscerla meglio per poterla recitare con devozione.

L’Ave Maria è tanto ricca nel suo contenuto perché riassume nel modo più conciso tutta la teologia cristiana sulla Vergine santa. Essa contiene una lode e un’invocazione. La lode racchiude tutto ciò che costituisce la vera grandezza di Maria, e l’invocazione tutto ciò che le dobbiamo chiedere e possiamo attendere dalla sua bontà a nostro riguardo.

La SS. Trinità ne rivelò la prima parte; santa Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vi aggiunse la seconda; e la Chiesa, nel primo Concilio di Efeso (anno 431) ne suggerì la conclusione dopo aver condannato l’errore di Nestorio e definito che la Vergine è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che la Vergine Maria venisse invocata sotto quel glorioso titolo con queste parole: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte».

La Vergine Maria è la persona alla quale fu rivolto questo divino Saluto per concludere l’affare più grande e più importante del mondo: gli uomini e la redenzione del genere umano. Ambasciatore di questo lieto annuncio fu l’angelo Gabriele, uno dei più alti principi della corte celeste.

Il Saluto angelico contiene la fede e la speranza dei patriarchi, dei profeti e degli apostoli. È la costanza e la forza dei martiri, la scienza dei dottori, la perseveranza dei fedeli e la vita dei religiosi (Beato Alano). È il cantico nuovo della legge di grazia, la gioia degli angeli e degli uomini, il terrore e la confusione dei demoni.

Grazie al Saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio, le anime dei giusti furono liberate dal limbo, le rovine del cielo vennero riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu perdonato, la grazia ci fu data, i malati furono guariti, i morti risuscitati, gli esiliati richiamati, la SS. Trinità fu placata e gli uomini ottennero la vita eterna. Insomma, il Saluto angelico è l’arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia da Dio concesse al mondo (Beato Alano).

Se il Saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso è anche la lode più perfetta che noi possiamo rivolgere a Maria. «Santa Matilde desiderava conoscere il modo migliore per testimoniare la tenerezza della sua devozione alla Madre di Dio. Un giorno, rapita in estasi vide la Vergine santissima che portava sul petto a caratteri d’oro le parole del Saluto angelico. E le disse: “Sappi, figlia mia, che nessuno può onorarmi con un saluto più gradito di quello che l’adorabile Trinità mi rivolse per mezzo dell’angelo e con il quale mi elevò alla dignità di Madre di Dio. Con la parola “Ave”, che è il nome di Eva, appresi come Dio con la sua onnipotenza mi avesse preservata da ogni macchia di peccato e dalle miserie alle quali andò soggetta la prima donna. Il nome “Maria”, che significa Signora, fa capire che Dio mi riempì di sapienza e di luce perché illuminassi, come astro lucente, il cielo e la terra. Le parole “piena di grazia” mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò talmente di grazie da poter renderne partecipi in abbondanza quanti le domandano per mia intercessione. Dicendomi: “Il Signore è con te”, si rinnova nel mio cuore l’ineffabile gioia che provai quando il Verbo eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le parole: “tu sei benedetta fra le donne”, lodo la misericordia di Dio che mi elevò a così alto grado di felicità. Infine, alle parole: “e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù”, tutto il cielo si rallegra con me di vedere mio figlio Gesù adorato e glorificato per aver salvato gli uomini”» (Rosier mystique, 2ª decina, c. 9).

Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine santa al beato Alano della Rupe tre sono di maggior rilievo: la prima, che è segno probabile e prossimo di riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l’avversione per il Saluto angelico, che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la terza, che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare la Vergine santa e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad amarla e servirla, finché suo Figlio per mezzo di lei non li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.

S. Luigi, molto severamente, sottolinea i comportamenti errati di alcuni che non sanno dare il giusto valore alla preghiera di Ave Maria: “Gli eretici, tutti figli del demonio che portano segni evidenti della loro riprovazione, hanno in orrore l’Ave Maria. Imparano bensì il Padre nostro, ma l’Ave Maria no: preferirebbero portare addosso un serpente piuttosto che la corona o un rosario. Anche fra i cattolici coloro che recano il marchio della riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta”.

E continua a spiegarci alcune sfumature: “La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera, è la mia più sicura pietra di paragone per distinguere quelli che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono nell’illusione dello spirito maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed erano invece disgraziatamente ingannate dal demonio. Ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l’Ave Maria ed il Rosario che essi rigettavano come non meritevoli di stima”.

Ecco allora il valore dell’Ave Maria e cosa questa preghiera può donare a un’anima: “L’Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell’anima di un predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di virtù. E più l’anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico. L’Ave Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli non sia dotato di molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la Vergine santa suggerì a san Domenico e al beato Alano come la più efficace per convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata l’abitudine dei predicatori — ce l’afferma sant’Antonino — di recitare un’Ave Maria all’inizio dei loro discorsi”.

“L’Ave Maria, ci spiega S. Luigi, attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e di Maria. È infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. «Io amo coloro che mi amano… per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri» (Pr 8,17.21). È quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: «Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro scrigni». «Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6). Orbene, recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e glorificare Gesù e Maria?

In ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione, una a Gesù e una a Maria: «Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola per bocca dell’arcangelo Gabriele. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l’Ave Maria? Sarebbe forse la Regina del cielo — si chiedono san Bernardo e san Bonaventura — meno riconoscente e onesta delle persone di qualità elevata in questo mondo? Tutt’altro: ella le supera anzi in questa virtù come in tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l’onoriamo con rispetto e che ella non ci renda il centuplo. «Maria — soggiunge san Bonaventura — ci saluta con la grazia se noi la salutiamo con l’Ave Maria».

Ed allora, chi mai potrà farsi un’idea delle grazie e benedizioni che il saluto e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?

Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed il bambino che portava in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle benedizioni scambievoli della Vergine santa, noi pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si riverserà nella nostra anima”.

Quando noi recitiamo il Rosario offriamo la nostra persona e il nostro essere alla Madre del Signore. Sappiamo che offrirci a Lei è un grande atto di amore e Lei stessa si prenderà cura di ognuno di noi rendendoci simili al Suo figlio Gesù! Ma recitare il Rosario stesso è già un gesto di una meravigliosa offerta delle nostre preghiere, del dialogo di amore. Sta scritto: «Date e vi sarà dato» (Lc 6,38). Prendiamo il paragone del beato Alano che così spiega, con un esempio, il senso delle nostre preghiere che offriamo alla Madre Celeste: «Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand’anche tu fossi un mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni favore possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della grazia e della gloria, saluta la Vergine santa, onora la tua tenera Madre». Chi riverisce la Madre è come chi accumula tesori (Sir 3,5).

S. Luigi ci sottolinea l’importanza della recita dell’Ave Maria:
“Presentale ogni giorno almeno cinquanta Ave Maria; ciascuna contiene quindici pietre preziose, a lei più gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa non potrai allora aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre, nostra amica; è l’imperatrice dell’universo e ci ama più di quanto tutte insieme le madri e le regine abbiano mai amato un uomo mortale, poiché — dice sant’Agostino — la carità della Vergine SS. sorpassa tutto l’amore naturale di tutti gli uomini e di tutti gli angeli”.

Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: «Colui che ti ama, o divina Maria, ascolti e si rallegri. Il cielo è nell’esultanza, la terra nell’ammirazione ogni volta che dico: Ave Maria. Ho in orrore il mondo, l’amore di Dio regna nel mio cuore quando dico: Ave Maria. I miei timori svaniscono, le mie passioni si spengono quando dico: Ave Maria. Cresco nella devozione, provo dolore per i miei peccati quando dico: Ave Maria. Si conferma la mia speranza, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave Maria. Si allieta il mio spirito, scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria. È tanto grande la dolcezza di questo amabile saluto che non esistono parole per spiegarlo. E dopo averne detto meraviglie, esso rimane ancora così nascosto e così profondo che non si può scoprirlo. È breve nelle parole ma grande nei misteri. È più dolce del miele, più prezioso dell’oro. Bisogna averlo di continuo nel cuore per meditarlo, in bocca per dirlo e ripeterlo devotamente».

“Lo stesso beato Alano riferisce, ci spiega S. Luigi, che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a una consorella e le disse: «Se potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche senza molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo tutti i violenti dolori sofferti prima di morire, pur di avere il merito di questa preghiera». Si noti che ella aveva sofferto atrocemente per anni e anni.

Michel de Lisle, vescovo di Salubre, discepolo e collega del beato Alano della Rupe nel ripristinare la pratica del santo Rosario, afferma che il Saluto angelico devotamente recitato in onore della Vergine santa è il rimedio a tutti i mali che ci affliggono”.

Iniziamo a conoscere la bellezza dell’Ave Maria attraverso una breve spiegazione fatta da S. Luigi:


Ti trovi nell’infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina Maria. Dille «Ave», che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza peccato e senza disgrazia. Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.

Sei nelle tenebre dell’ignoranza o dell’errore? Rivolgiti a Maria e dille «Ave Maria», che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà partecipe del suo splendore.

Hai smarrito la via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo. Ella ti condurrà al porto dell’eterna salvezza.

Sei nell’afflizione? Ricorri a Maria che vuol dire: mare amaro, colmo di amarezza quand’era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in gioia e le tue afflizioni in consolazioni.

Hai perduto la grazia? Onora l’abbondanza delle grazie di cui Dio colmò la Vergine santa e di’ a Maria: «Piena di grazia» e di tutti i doni dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.

Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: «Il Signore è con te» più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu sei una cosa sola con Lui. Egli infatti è tuo Figlio, la sua carne è la tua carne. E poiché gli sei Madre, tu sei con il Signore per una perfetta rassomiglianza ed un reciproco amore. Dille ancora: la SS. Trinità è tutta con te, essendone tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la custodia del Signore.

Sei forse diventato l’oggetto della maledizione divina? Di’ a Maria: «Benedetta sei tu più di tutte le donne» e da tutte le nazioni a causa della tua purezza e fecondità: grazie a te la maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella ti benedirà.

Hai fame del pane della grazia, del pane della vita? Avvicinati a lei che portò il pane vivo disceso dal cielo; e dille: «Benedetto il frutto del tuo seno», che tu concepisti restando vergine, portasti senza fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto «Gesù» che riscattò il mondo schiavo, guarì il mondo malato, risuscitò l’uomo morto, ricondusse in patria l’uomo esiliato, giustificò l’uomo colpevole, salvò l’uomo perduto. Senza dubbio l’anima tua sarà saziata del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell’altra. Amen.

Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: «Santa Maria», santa nel corpo e nell’anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione al servizio di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una santità eminente quale conviene a tale infinita dignità.

«Madre di Dio», che sei anche Madre nostra, nostra Avvocata e Mediatrice, la Tesoriera e Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono dei nostri peccati e la riconciliazione con la divina Maestà.

«Prega per noi, peccatori», tu che hai tanta compassione per i miseri, tu che non disprezzi né respingi i peccatori, senza dei quali non saresti la Madre del Salvatore. «Prega per noi adesso», durante il tempo di questa breve vita, fragile e miserabile. Adesso, perché di sicuro abbiamo solo il momento presente. Adesso, perché giorno e notte siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.

«E nell’ora della nostra morte», così terribile e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite, il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal dolore e dal timore. Nell’ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli sforzi al fine di rovinarci per sempre; l’ora in cui si deciderà la nostra sorte per tutta l’eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi poveri figli, Madre compassionevole, avvocata e rifugio dei peccatori. Allontana da noi, in quell’ora, i demoni nostri accusatori e nostri nemici, il cui aspetto terribile ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle tenebre della morte. Guidaci e accompagnaci al tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per noi affinché ci perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna. «Amen». Così sia.

Chi non ammirerà l’eccellenza del Rosario composto di queste due parti: l’Orazione domenicale e il Saluto angelico? Esiste, forse, preghiera più gradita a Dio e alla Vergine santa? più facile, più soave, più salutare per gli uomini? Teniamo continuamente nel cuore e sulle labbra queste preghiere per onorare la SS. Trinità, Gesù Cristo nostro Salvatore e la sua santissima Madre.

Al termine di ogni decina è bene aggiungere il Gloria al Padre: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen».

Quanti doni spirituali ci donerebbe una sola Ave Maria recitata con questa devozione e amore! La recita del Rosario acquista un grande valore se il nostro cuore è pronto a offrire 50, 100, 150, 200 di questa Ave Maria! Allora davvero il Rosario diventa la preghiera di amore tanto desiderato dalla nostra Madre Celeste.







Il S. Rosario è una preghiera per tutti!

Il S. Rosario è una preghiera che può essere recitata da tutti con grande efficacia, anzi deve essere recitata da tutti i fedeli, dai bambini ai sacerdoti. Sappiamo che anche il Papa recita il Rosario quotidiano e raccomanda la sua recita a tutti! Così anche S. Luigi Grignion de Monfort, nel “Segreto meraviglioso del santo Rosaio”, incoraggia tutti a recitarlo e a divulgarlo come la preghiera più potente e fruttuosa:
 

Ai sacerdoti – “Felice il sacerdote e il direttore d’anime, cui lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell’anima grazie in abbondanza per far di lui uno strumento della loro gloria. Con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicando in parecchi anni.” 

Ai peccatori – “Le nostre, invece, sono i Padre nostro e le Ave Maria, recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né periranno mai. Tra centomila anni la loro bellezza splenderà come oggi. (…) Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l’enormità delle vostre colpe, credetemi: «riceverete la corona di gloria che non appassisce» (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull’orlo dell’abisso o con un piede nell’inferno, se avete perfino venduto l’anima al diavolo come uno stregone o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete. Purché — lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio — diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati. 

Ai devoti– “Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina. Piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario. Coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all’apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l’adorabile Gesù, al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.”


Ai bambini – “Consigliarvi di recitare un Rosario tutti i giorni sarebbe domandarvi troppo. Dite almeno ogni giorno con molta attenzione la corona di cinque decine che è una piccola ghirlanda di rose che ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella storia e non dimenticatela.
«Due sorelline stavano sull’uscio di casa a recitare devotamente il Rosario, quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la condusse con sé. La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra piangente in casa per avvertire che hanno rapito la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, finché alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che la Signora, alla quale diceva il suo Rosario, l’aveva condotta in un bel luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano l’accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay».
Bambini, imitate le due sorelline. Come loro recitate ogni giorno il Rosario e meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l’eternità. Così sia.”


Per S. Luigi recitare il Rosario significa recitarlo interamente(4 misteri). La nostra più grandi difficoltà sta proprio nel recitarlo interamente ma la Mamma Celeste, come sappiamo, ci raccomanda la recita quotidiana dell’intero Rosario. Allora mettiamoci nelle Sue mani con la nostra buona volontà. Troviamo il tempo di recitarlo interamente programmando la nostra giornata!
 


“Oggi all’efficacia di questa preghiera consegno volentieri la causa della pace nel mondo e quella della famiglia”
Giovanni Paolo II



















 







“Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona…”

Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per incitarli con il suo esempio, senza ch’egli, tuttavia, si obbligasse a recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già morto, ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l’accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il Figlio per intercedere in favore del re. Si prese allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re; la Madonna gettò sull’altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente: “Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali bene e fai penitenza”.
Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.
Che i devoti della Vergine santa si studino di attirare il maggior numero possibile di fedeli nella recita del santo Rosario, ad esempio di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna. “Chi mi mette in luce avrà la vita eterna” (Sir 24,31).





Il Rosario salva il Brasile dal comunismo 1962-1964

Erano anni bui: il mondo era in uno stato di paura e confusione, la Russia stava cercando di farsi strada nel convertire quanti più paesi possibile al suo dominio. Nazioni impoverite, con governi corrotti e in subbuglio erano facili bersagli. Cuba era appena caduta in mani ai sovietici, e il Brasile nei loro piani avrebbe dovuto essere la loro prossima conquista. L’allora presidente Joao Goulart, stava fortemente spingendo per una forma di governo comunista. Iniziò a insediare noti comunisti in posizioni governative e allo stesso tempo cercava di convincere i cittadini che il comunismo era una buona cosa per il paese .

Con il cattolicesimo ancora forte nel Paese, il Cardinale de Barros Camara fece alla gente un discorso radiofonico. Disse che seguendo i consigli della Madonna di Fatima in materia di preghiera e di penitenza, il Brasile avrebbe potuto rovesciare la minaccia comunista. Il presidente Goulart gli rispose deridendo il rosario e dicendo che il governo avrebbe salvato l’economia dal collasso, non la preghiera.

Una donna brasiliana di nome Dona Amelia Bastos era molto preoccupata per questo pericolo imminente. Suo marito apparteneva a un gruppo di uomini chiamati “anti-rossi”, che si opponevano al comunismo in Brasile. Una notte Dona Amelia decise che anche lei avrebbe dovuto fare qualcosa. Formò subito un gruppo chiamato “campagna delle donne per la democrazia” (CAMDE) e iniziò a reclutare quante più persone possibili per pregare il rosario in grandi gruppi, per contrastare il piano di conquista comunista.
Grazie a lei, in una città chiamata Belo Horizonte un gruppo di 20.000 donne recitarono il rosario ad alta voce riuscendo a disperdere un raduno pro-comunismo. Il successo di questa protesta pacifica fornì l’ impulso per le donne cattoliche di andare avanti.

Con l’aiuto del cielo e del cardinale arcivescovo de Barros Camara, Dona Amelia reclutò l’ incredibile numero di 600.000 donne che sfilarono a San Paolo per pregare il rosario per la pace, chiedendo alla Madre di Dio di preservarle dal destino e dalle sofferenze delle donne martiri di Cuba, Polonia, Ungheria e altre nazioni asservite.
Leone Brizola, un importante policito comunista, non riuscì a fare il suo intervento previsto, sventato dal tintinnio di 3000 rosari e il mormorio delle preghiere nella sala del comizio.
Non una sola vita fu persa in questa incredibile serie di proteste anti-comuniste pacifiche, una campagna descritta da molti testimoni come “una delle manifestazioni più commoventi nella storia brasiliana.” Molti altri raduni del rosario si tennero nelle principali città, nonostante le minacce di azioni militari contro le donne col rosario.
Sotto questa pressione, il 1 aprile 1964 il presidente Goulart lasciò il paese, insieme a molti membri del governo .

Preghiamo il rosario per proteggere anche il nostro paese dalla corruzione e dalle leggi anti cristiane!

E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l’Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l’avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine, grazie al Rosario che recitava ogni giorno, egli fece edificare un convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece religioso e morì santamente ad Orléans.


I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

La Madonna rivelò un giorno al beato Alano della Rupe che dopo il santo sacrificio della Messa, la prima e più viva memoria della passione di Nostro Signore, non vi è devozione più eccellente e più meritoria del Rosario, il quale è come un secondo memoriale e una rappresentazione della vita e della passione di Gesù.

Il padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un giorno al venerabile Domenico, certosino, devotissimo del Rosario, residente a Treviri nel 1431:
«Ogni volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i misteri della vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale remissione dei suoi peccati». Anche al beato Alano ella disse: «Sappi che sebbene siano già numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre per ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia e devotamente in ginocchio. A chi avrà perservato nella recita del Rosario in quelle condizioni e meditandone i quindici misteri, otterrò al termine della sua vita, come ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse e la colpa e la pena di tutte le sue mancanze. Tutto ciò non ti sembri incredibile; mi è facile, poiché sono la Madre del Re dei cieli, che mi chiama piena di grazia, e se ne sono piena, ne distribuirò ampiamente ai miei cari figli».


(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)









                            



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