LA
REGINA DELLA PACE DI MEDJUGORJE
Le
apparizioni di Medjugorje
QUESTA
RAGAZZA HA DUEMILA ANNI
”La Gospa ci appare”, dicono, ormai
da più di venti anni, sei giovani di Medjugorje. In croato,
Gospa significa Madonna, come a Lourdes, nel 1858, si diceva
Notre-Dame. Che alcuni ‘veggenti’ affermino di vedere una
persona invisibile è una sfida al buon senso. E una follia
che suscita la derisione dei saggi e le calunnie degli oppositori.
Spesso i mezzi di comunicazione sociale cattolici di destra
e di sinistra si sono coalizzati contro queste apparizioni,
a dispetto delle opposte ideologie. Il limpido messaggio
che invita alla preghiera e al digiuno, alla pace e alla
riconciliazione, sorprende e disturba. Tuttavia esso convince
e converte ogni giorno numerosi non credenti sinceri, felici
di ritrovare la Vita. Che la Madonna visiti il nostro mondo,
come dicono ‘i veggenti’, è una buona notizia. Ma è una
notizia che urta contro la ragione dei saggi. Questi giovani,
simili a tanti altri, “né migliori né peggiori di altri”,
come essi stessi dicono, convalidano le loro affermazioni
con tutta la loro vita, perché le loro doti umane e spirituali
non hanno cessato di crescere; vertiginosamente in alcuni
di loro, proprio quelli più semplici e più spontanei, meglio
adattati a una difficile comunicazione sociale. Senza perdere
la loro calma e il loro realismo di prima, questi giovani
contadini non cessano di stupire.
-
Ora, non avrei più paura di morire
- diceva il piccolo Jakov
(10 anni) fin dal primo giorno. Si sentono colmi più che
dalla bellezza, dall’amore diretto, semplice e familiare
dell’apparizione.
- Dopo oltre 1.000 apparizioni
mi sentirei stanco - diceva
un giovane teologo di Zagabria ai veggenti.
- Anch’io -
rispose Vicka - se non
ci fosse l’amore. Non ci si stanca di amare.
Anche la giovane Jelena, che ha ricevuto
la grazia di vedere la Madonna ‘con il cuore’, le chiedeva:
- Perché sei così bella?
- Perché amo. Ama e sarai bella.
La sua familiarità è, nello stesso tempo, familiarità di
sorella e di madre, perché il suo vertiginoso rapporto con
il Figlio di Dio, creatore del mondo l’ha trasfigurata senza
sfigurarla né complicarla. Così, questa ragazza di venti
secoli fa si trova benissimo con questi giovani paesani:
più vicina alla loro spontaneità che alle nostre speculazioni
su un Dio che non sarebbe altro che un ‘significato’ o il
prodotto del nostro linguaggio. Mentre, ‘il significato’,
per loro, si iscrive con evidenza in questo rapporto. Alcune
teologie asfissiano la fede.
Con i veggenti di Medjugorje essa respira. Secondo i nostri
calcoli, l’eterna ragazza che questi giovani dicono di vedere,
ha 2.000 anni. Nel 1984, Jelena credette di capire che “il
6 agosto era l’anniversario della sua nascita” e quel bimillenario
fu celebrato con fervore con una giornata di preghiera,
preceduta da tre giorni di digiuno, senza con questo attentare
alla festa liturgica della Natività, che fu regolarmente
celebrata l’8 settembre.
La Madonna, però, va oltre il tempo. Nell’eterna giovinezza
di Dio, essa rimane la giovane ragazza ebrea di allora,
che visse un’esistenza dura e avventurosa nel disprezzato
paesino di Nazareth, in Galilea. Essa provò la dura fatica
delle donne del suo tempo. Mancando l’acqua corrente, bisognava
attingerla dai pozzi e portarla fino a casa. Non c’erano
cucine elettriche e bisognava andare a far legna. Non c’erano
fiammiferi ed era necessario aver molta cura del fuoco.
Non c’era fornaio e occorreva macinare il grano, impastare
la farina e cuocere il pane. Non c’erano abiti confezionati
e le donne dovevano filare, tessere e cucire i vestiti.
Essa diede alla luce il Figlio di Dio, Salvatore del mondo,
con il miracolo inaudito di una nascita verginale.
Perché questa follia? Non per disprezzo del matrimonio,
ma perché si tratta di una nascita fuori serie.
Secondo il mirabile piano di Dio, ogni nuova persona umana,
nasce dall’amore di due persone e questo mistero è grande.
Ma l’uomo al quale Maria ha dato umile nascita sulla terra
esisteva già. Era una persona divina preesistente. Da sempre,
egli era il Figlio di Dio, prima di diventare il figlio
di Maria e della specie umana. Non si tratta quindi della
nascita di un nuovo essere, ma della manifestazione di Colui
che E’.
Come osava dire il teologo protestante Karl Barth: Per significare
questo mistero era necessario un segno ben diverso dalla
sessualità (dall’orgoglio del maschio, precisava lui da
intenditore).
Ecco perché Maria, totalmente presa da Dio, data interamente
a Dio, fin dal primo istante della sua esistenza aveva concepito
nel suo cuore il proposito di appartenere solo a Dio, di
“non conoscere uomo” (Lc 1,34).
Un proposito che la preparava alla sua missione.
Essa generò quindi il più divino dei figli, ma nella povertà
di una stalla e per la più vergognosa e dolorosa delle morti.
La missione di Maria consistette nel dare a Dio ciò che
non aveva: quella piccolezza, quell’umiltà e quella capacità
di soffrire e di morire che egli condivise con lei. Ci voleva
quell’umile donna per dare a Dio la solidarietà vulnerabile,
necessaria per la salvezza degli uomini. Questo mistero
di amore si è compiuto attraverso un cammino di gioia e
di dolore, al termine del quale né Lui né Lei si disinteressano
del nostro destino. Per questo essa non resiste più. Vedendo
che gli uomini scivolano verso la loro auto distruzione
lungo il pendio comodo del peccato, essa viene a visitare
il suo popolo in pericolo di morte. Essa viene per fermare
lo sfacelo al quale si abbandonano tranquillamente i suoi
figli per loro rovina. E l’ultima immagine che la Bibbia
ci lascia di lei: nel cielo, una donna vestita di sole,
coronata di dodici stelle (a Medjugorje ne ha proprio dodici);
ma essa ritorna a visitare la terra, come appare da questa
descrizione: la luce del sole di giustizia precede, avvolge
e segue la sua apparizione.
- Nel 1531, a Guadalupe, in Messico, essa apparve
non nella colonia dei conquistatori, ma presso gli indigeni
oppressi.
Nacque così la Chiesa autoctona del Nuovo Mondo.
- Nel 1830, essa venne in Rue du Bac, per rimettere
in piedi la Chiesa ferita dopo la Rivoluzione. Nel 1858,
a Lourdes, per far rifiorire il vangelo in mezzo ai poveri,
di fronte alla legge ferrea del XIX sec.: “Arricchitevi!”.
- Nel 1917, a Fatima, è venuta d’urgenza per soccorrere
un mondo che correva verso la rovina: questo mondo moderno
aveva creduto di trovare la sua libertà proclamando la morte
di Dio e il miracolo del progresso e invece partoriva la
Prima Guerra mondiale e la morte dell’uomo.
- Dopo la Seconda Guerra mondiale, in un mondo che ne prepara
irresistibilmente un’altra, più apocalittica, con un arsenale
di armi senza precedenti, Medjugorje riprende il messaggio
di Fatima, in tutta la sua purezza, al di là di politicizzazioni
contro le quali il papa e i pastori hanno instancabilmente
messo in guardia. Entrambi i messaggi prevedono la conversione
della Russia. Alla storia che Dio sta scrivendo nei cuori
semplici a Medjugorje potremmo applicare questa affermazione
del poeta: “Ho scritto questa storia semplice, semplice,
semplice per far arrabbiare le persone sagge, sagge, sagge
e per interessare i bambini piccoli, piccoli, piccoli”.
”Se non diventerete come uno di questi piccoli, non entrerete
nel regno dei cieli”, diceva Gesù.
BREVE STORIA DELLE APPARIZIONI
1. Prima fase: sulla collina
Mercoledì 24 giugno 1981:
I° giorno ai piedi della collina
Le apparizioni di Medjugorje iniziarono
nel pomeriggio del 24 giugno 1981, nella frazione di Biakovici,
una delle quattro che formano il villaggio di Medjugorje.
Due giovani ragazze, la bruna Ivanka (15 anni) e la bionda
Mirjana (16 anni), venute dalla città per passare le vacanze
nella frazione dove le loro famiglie possiedono una casa,
passeggiano ai piedi della collina, sotto un cielo carico
di nubi. Ivanka è rimasta orfana di madre, due mesi prima.
Ha già un fidanzato serio, che sogna di sposare presto.
Gli studi non la interessano più.
Di ritorno, poco prima di arrivare al villaggio, all’incrocio
con una stradina, essa vede, lassù sulla collina, a circa
200 metri, una silhouette luminosa, su una piccola nube.
Mormora: - E la Gospa! (la Madonna).
Mirjana, più positiva, decisa a intraprendere gli studi
di agraria a Sarajevo, non volge nemmeno lo sguardo e dice:
- Non può essere la Gospa! Poi entrambe sono prese dalla
paura e rientrano di corsa al villaggio. Le prendono in
giro. Ma qualcosa le attira. E così quello stesso pomeriggio,
verso le diciotto e trenta, ritornano da quelle parti, con
Milka, la pastorella di 14 anni, la figlia minore dei Pavlovic:
- Venite ad aiutarmi a far rientrare i montoni - chiede
loro. Si trovano in uno spiazzo aperto a 500 metri dal villaggio,
sulla strada dell’apparizione, Podbrdo, cosiddetta perché
corre ai piedi della collina. All’andata, le tre ragazze
non vedono nulla; ma, al ritorno, vicino a un alberello,
a 100 metri dall’incrocio, Ivanka vede, di nuovo, e poi
anche le altre vedono come lei, mentre i montoni tornano
da soli all’ovile.
A questo punto arriva Vicka (16 anni), vicina e inseparabile
compagna di Ivanka e di Mirjana durante le vacanze. Le tre
ragazze si erano date appuntamento per la passeggiata di
poco prima ma, quella mattina, Vicka era stata convocata
a Mostar per un esame di ricupero. Sfinita dallo stress
per l’esame di matematica e per il viaggio in autobus, si
era addormentata e non era andata alla passeggiata. Le altre
le fanno un cenno:
- Vicka, guarda lassù... La Gospa!
Vicka si sente attratta e irritata nello stesso tempo. Si
toglie i sandali e scappa a gambe levate.
Lungo la strada incontra due compagni: - Ivan Dragicevic
(16 anni) e - Ivan Ivankovic (20 anni).
Insieme raggiungono le tre ragazze che stanno ancora vedendo
la figura luminosa, lassù. Appena arrivato, il primo Ivan
è colto da paura e scappa scavalcando una siepe e perdendo
il suo sacco di mele. L’altro Ivan è turbato e non rimarrà.
Non è un’apparizione che si impone perché ci caschi dentro.
Si accede ad essa solo senza riflessi di difesa. Ora Vicka
supera i suoi. Rimane e contempla la figura lontana. E una
donna. Sembra che abbia un bambino sul braccio destro e
che si curi di lui. Fa segno di avvicinarsi, ma nessuna
delle quattro ragazze osa farlo. Quando tornano vengono
prese in giro. - Avete visto un disco volante!
Ivan
Ivankovic, il maggiore dei sei (20 anni), il giorno dopo
non va all’appuntamento. Il paesaggio campestre di Biakovici,
tra i campi verdeggianti di vigne o di tabacco e la sua
collina rocciosa, contro la quale si addossano le case,
si apre al mistero.
Giovedì 25 giugno, II° giorno -
Lassù, così vicino
- Se è la Gospa, può darsi che torni - si son detti i veggenti
di ieri. Marija, sorella di Milka la pastorella, l’ha presa
in giro come tutti gli altri, ma ha detto a Vicka, sua amica:
- Se ci vai, chiamami.
E così, le tre inseparabili, Ivanka, Mirjana e Vicka ripartono.
Ed ecco di nuovo la Gospa: luminosa su una nuvola e coronata
di uno scintillio di stelle. Oggi non la temono più. Sono
attirate come se non avessero provato mai tanto amore. Allora
Vicka, fedele alla promessa, corre a chiamare Marija. Anche
Milka, la sorellina, la veggente di ieri, andrebbe volentieri,
ma la madre la ferma: - Oggi tu hai da fare, Marija invece
può andare. Marija, incaricata della cucina, ha ancora tempo
per preparare la cena e può quindi lasciare i suoi fornelli
che non ha ancora messo in opera. Il piccolo Jakov Colo
(10 anni) che si trova lì presente, va con loro. Appena
riuniti, salgono la collina a velocità impressionante; vi
trovano Ivan che è salito con le altre compagne, per un
altro sentiero; è l’attrazione di quell’apparizione che
li ha fatti incontrare. E per la prima volta, lui e i cinque
che sono saliti da Podbrdo, vedono la Madonna da vicino:
amorosa e semplice, indescrivibile: con il suo vestito luminoso,
di un grigio argentato, i capelli neri e ondulati, sotto
il velo bianco, quella corona di 12 stelle che niente tiene
e collega tra loro e i suoi occhi azzurri che li guardano
con affetto. Ivanka ha il coraggio di chiederle:
- Dove si trova la mamma?. - E felice, è con me. Ha una
voce dolce ‘come musica’, come ‘campane che suonano’ . -
Dacci un segno, altrimenti ci prendono per matti - chiede
Mirjana.
I
suoi occhi azzurri, splendenti d’amore, hanno definitivamente
riunito il gruppo dei veggenti, che sono quantomai diversi
tra loro: ragazzi e ragazze di età diversa, estroversi come
Vicka o introversi come Ivan. Quello sguardo e quella preghiera
li fondono per una missione comune: Ivanka e Mirjana, Vicka
(la maggiore: diciassette anni il prossimo mese), Marija
e poi i due ragazzi, Ivan (16 anni) e il piccolo Jakov (10
anni), unico bambino tra quegli adolescenti. Tutto sembra
congiurare per separarli. Le contrarietà esteriori che non
hanno cessato di moltiplicarsi (da parte della famiglia,
della Chiesa, della polizia) e le profonde differenze dei
loro temperamenti. Ma la Madonna li tiene uniti in uno slancio
e in una missione comune, nell’abbraccio di un unico amore.
L’incontro quotidiano approfondisce la loro unione a dispetto
di tutto ciò che potrebbe dividerli nella vita quotidiana,
dall’interno e dall’esterno. A loro sembra che sia contenta
soprattutto di vederli tutti insieme davanti a lei; ma questo
è possibile solo durante le vacanze perché l’anno scolastico
li tiene lontani gli uni dagli altri.
Venerdì 26 giugno: III° giorno
- La fede e la riconciliazione
Il terzo giorno (venerdì 26 giugno), sempre alle sei e un
quarto del pomeriggio, una luce insolita attira sulla collina
una folla vera e propria: sono circa due o tremila persone.
I veggenti, invece, aspettano in basso, dove hanno visto
la prima volta. Sono accompagnati da Marinko, un meccanico,
loro vicino, che si è offerto di accompagnarli sulla collina.
La Madonna fa loro cenno. Essi salgono la collina a velocità
sorprendente.
Non hanno bisogno di altra guida che l’apparizione che li
attira. Vicka, come un tempo Bernadette, ha portato un po’
d’acqua benedetta, per provare l’autenticità dell’apparizione.
- Se sei la Madonna, resta con noi, altrimenti vattene!.
Essa continua a sorridere, sotto quella pioggia di acqua
benedetta con cui Vicka la irrora con forza e generosità,
fino a svuotare la bottiglia. - Perché sei venuta e cosa
vuoi da noi? - chiede Ivanka.
- Perché qui ci sono buoni credenti. E anche perché vi convertiate
e mettiate pace in questo popolo.
Medjugorje è un villaggio diviso; ci sono stati dei feriti
e anche tre morti, subito prima della guerra, proprio dove
in seguito è stata costruita la chiesa, in aperta campagna,
al confine tra Biakovici (la frazione dei veggenti) e Medjugorje
(il villaggio principale).
La
Gospa aggiunge:
- Vengo a convertire e riconciliare tutto il mondo.
- Chiedetele di dare un segno della sua presenza - suggerisce
un vicino.
- Beati coloro che non hanno visto e credono! - risponde
la Gospa.
- Come ti chiami? - chiede Mirjana.
- Io sono la Beata Vergine Maria.
E ripete con insistenza la parola chiave del messaggio:
- Pace, pace, pace! Riconciliatevi.
Pace, riconciliazione: sono le parole fondamentali del messaggio.
Sabato 27 giugno, IV° giorno -
Credete come “coloro che
vedono”
Il 27 giugno, la polizia porta i giovani a Citluk: interrogatori
ed esame psichiatrico. Ma la dottoressa Ante Vujevic li
dichiara sani di mente. Essi ripartono in fretta per arrivare
sulla collina alle diciotto e trenta (eccetto Ivan). Su
richiesta di due francescani, presenti a questa apparizione,
Vicka interroga la Gospa:
- Cosa ti aspetti dai sacerdoti?. - Che siano fermi nella
fede, che vi aiutino.
- Perché non appari a tutti, in chiesa?. - Beati quelli
che credono senza aver visto!
Poi scompare. E i veggenti pregano. Essa riappare, accolta
dal loro canto: Tutta bella sei. Vicka chiede con insistenza:
- O Vergine, cosa vuoi da questo popolo? Per la terza volta,
la Gospa risponde: - Che coloro che non vedono credano come
quelli che vedono. Marinko che aiuta e protegge i veggenti,
schiacciati dalla folla, si fa indicare il luogo esatto
dell’apparizione e vi mette una pietra segnata con una croce
bianca.
Domenica 28 giugno, V° giorno
- Diecimila persone sulla
collina
Il parroco, fra’ Jozo Zovko, rientrato da una serie di prediche
nei pressi di Zagabria, è piombato ieri nel bel mezzo dell’effervescenza
di questa parrocchia che prima riteneva sonnacchiosa. Ha
interrogato i giovani, ed è molto indeciso. La sua predicazione
è un invito alla prudenza: - La Chiesa è severa in questa
materia. Bisogna evitare qualsiasi precipitazione. Non appoggiamo
ciecamente questi giovani.
La sera, verso le sei, dieci o quindicimila persone hanno
invaso la collina; c’è un registratore acceso. I veggenti,
durante l’apparizione stessa, trasmettono le risposte della
Madonna alle domande poste:
- Che il popolo creda e perseveri nella fede. - I preti
siano fermi nella fede e vi aiutino. - Beati coloro che
credono senza aver visto. E dopo un’interruzione dell’apparizione:
- Coloro che non vedono credano come quelli che vedono.
Poi alzano la testa e lo sguardo. Essa è scomparsa verso
l’alto. - Ode! Se n’è andata - mormora uno dei veggenti.
La sua luce è svanita. Essa ha detto: - Andate nella pace
di Dio.
Due francescani sono presenti, in borghese, per assistere
al fatto, contro il parere del parroco, fra’ Jozo Zovko,
che ha suonato per il rosario in chiesa, per distogliere
la gente dalla collina. Anche lui ha avuto folla.
Lunedì 29 giugno, VI° giorno -
Obitorio e psichiatria
Lunedì 29, la polizia preleva nuovamente i veggenti per
un esame psichiatrico presso l’ospedale di Mostar (la sede
vescovile). Vengono fatti aspettare in un corridoio: da
una parte i matti che passeggiano nel cortile, dall’altra,
l’obitorio aperto, con i suoi cadaveri. Mirjana è molto
impressionata, ma Vicka motteggia: - Sappiamo bene che si
deve morire! Il dottor Dzuda conferma il loro sano equilibrio
psichico. Ritornati per l’apparizione, ricevono questo messaggio:
- C’è un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente, e
con fiducia.
C’è lì un bambino di tre anni. La sua debole testa è poggiata
sulla spalla del padre. Soffre di setticemia fin dai primi
giorni di vita. I suoi genitori supplicano. I veggenti intercedono.
La Madonna incoraggia a pregare per la sua guarigione. Il
suo stato migliorerà. Durante l’estate ritornerà, camminando
e parlando. E la prima di una serie di guarigioni e di miglioramenti
che si moltiplicheranno. I registri parrocchiali, fino al
19 ottobre 1986, ne riportano 291; oggi (1988) sono già
più di trecento. 2. Seconda fase: la collina interdetta
Martedì 30 giugno, VII° giorno
- Lontano, a Cerno
Il martedì 30, la folla attende invano i veggenti. Nel primo
pomeriggio, due giovani donne, Ljubica e Mirjana, contattate
dalla polizia, li hanno portati a fare una passeggiata,
per tenerli lontani dalla collina dove l’afflusso della
gente preoccupa la polizia: a Sarajevo sospettano che si
tratti di un complotto clerico-nazionalista. Essi si sentono
stanchi e sfiniti per questa esperienza nuova che ridimensiona
le loro persone e per i continui interrogatori. Accettano
quindi con gioia quell’evasione. Si stipano in sette dentro
un’auto, le due donne e i cinque veggenti, perché Ivan non
è voluto andare. Vanno a vedere le cascate di Kravica, la
piccola Niagara jugoslava e Capljina, dove le due donne
offrono dolci e succhi di frutta...
All’ora dell’apparizione, sono ancora in viaggio da Ljubuski
a Citluk. A destra il piccolo Jakov guarda all’orizzonte
la linea blu delle colline. Fa fermare improvvisamente la
macchina all’imbocco di un sentiero e si slancia verso il
pendio. Al di sopra della collina, sull’orizzonte blu, ora
emerge una luce: la Gospa avanza sulla sua nuvola verso
di loro, fino a giungere molto vicina. - Ti dispiacerebbe
se ti aspettiamo in chiesa? - chiede Mirjana, perché la
polizia ora proibisce l’accesso alla collina e minaccia
le loro famiglie. La Gospa sembra esitare: - Sì, alla stessa
ora. Di ritorno, il parroco li interroga a lungo, in canonica,
di fronte a un registratore. Anche Ljubica e Mirjana sono
presenti e si sentono turbate, perché hanno visto quei fenomeni
luminosi. Non collaboreranno più con la polizia.
Mercoledì 1 luglio: VIII° giorno
- L’apparizione nel furgone
L’indomani, 1 luglio, nel pomeriggio, poco prima dell’apparizione
la polizia torna nuovamente a Biakovici. Tre ragazze, Ivanka,
Mirjana e Vicka vengono fatte salire sul furgone della polizia.
Ma d’improvviso il furgone scompare ai loro occhi e vedono
solo l’apparizione, inattesa e breve.
Giovedì 2 luglio: IX° giorno -
Prima apparizione in canonica
A Biakovici, il villaggio dei veggenti, la tensione cresce.
La polizia controlla i loro movimenti ed essi si sentono
spiati. Ruzika, sorella di Marija, va a chiedere consiglio
a fra’ Jozo: - Cosa dobbiamo fare? Quando torna a casa attua
una manovra diversiva e verso le diciassette e trenta fa
portare i veggenti, in auto, verso la canonica, dove hanno
l’apparizione nella terza stanza a sinistra entrando. Sono
soli, perché il parroco è andato in chiesa, invasa dalla
folla, molto prima della messa delle diciotto. Anche i veggenti
vanno in chiesa. C’è grande fervore. Jozo Zovko, che fino
a quel momento ha predicato nel deserto (ai soli terziari)
il ripristino di alcuni digiuni a pane e acqua, propone
di farne uno... - ... per tre giorni, per essere illuminati.
- Lo vogliamo fare - risponde la folla dei parrocchiani
entusiasti. Prima dell’Ite missa est, dà la parola a Vicka
e a Jakov. E stata conservata la registrazione. - Ora vi
parlerà un bambino. Non lo vedete perché è troppo piccolo.
La sua testa non sporge al di sopra dell’altare, ma la sua
voce e ferma: - Oggi ho chiesto alla Madonna di lasciarci
un segno. Essa ha solo mosso la testa, così (gesto di affermazione)
e poi è scomparsa. Prima di andarsene ci ha detto: “Arrivederci,
angeli miei”. E un vezzeggiativo che in Croazia le nonne
usano per i loro nipotini.
Venerdì 3 luglio: X° giorno - Esci
e proteggi i veggenti
Il venerdì, il parroco, Jozo Zovko,
sta pregando in chiesa per implorare luce: - Signore, che
hai parlato ad Abramo e a Mosè; sento il peso di tutta questa
folla. Illuminami! D’un tratto (racconta egli stesso), sentii
una voce che mi diceva: - Esci e proteggi i bambini. Lasciai
la Bibbia e il breviario, feci la genuflessione e aprii
la porta. Avevo ancora la mano sulla maniglia, quando vidi
i ragazzi correre verso di me: - La polizia ci cerca, nascondeteci!
Piangevano. Con loro c’era Anna, una sorella maggiore di
Vicka. Li condussi in canonica in una stanza inutilizzata
(la terza a sinistra) poi uscii dalla canonica e chiusi
la porta a chiave. Poi si reca in chiesa ed ecco irrompere
la polizia: - Hai visto i veggenti? Come s. Martino che
incontra i suoi persecutori, indica la direzione da dove
vengono loro: - Sì, da quella parte! E la polizia riparte
precipitosamente. Nel frattempo la stanza della canonica
scompare davanti agli occhi dei veggenti. La Madonna è lì,
tutta gioiosa, mentre loro sono pieni di paure. Li rincuora.
Essi pregano e cantano con lei: - Non abbiate paura, avrete
la forza di sopportare tutto questo!
Sabato 4 luglio: XI° giorno - Ognuno
a casa sua
Il sabato 4 luglio è un giorno di incertezza e di smarrimento.
In seguito alle minacce, agli interrogatori, agli esami
medici, ecc. i veggenti, sopraffatti dagli avvenimenti,
hanno pensato che l’apparizione di venerdì 3 fosse l’ultima.
Ed ecco che oggi la Madonna fa una sorpresa a tutti loro,
a ciascuno dove si trova. Le apparizioni quindi non sono
finite. Si mettono nuovamente d’accordo: - Dove ci troviamo
domani?
Quando il parroco diventa veggente
Ogni giorno, secondo le circostanze, verso le diciotto,
in casa di uno o dell’altro, in campagna, in canonica. L’apparizione
a volte si verifica in chiesa, durante la liturgia. Fra’
Jozo Zovko, responsabile di fronte al popolo, al vescovo,
alla polizia e a Dio, è perplesso. Ma un giorno, in chiesa,
verso la fine del rosario, vede l’apparizione insieme ai
veggenti, nello stesso posto, accanto alla tribuna. La sua
predicazione diventa improvvisamente più forte e tonificante.
La polizia che aveva approvato la discrezione delle sue
precedenti omelie, ora è preoccupata.
Arresto
I suoi sermoni sono irreprensibili.
Tuttavia, il 12 agosto, la morsa si stringe e la polizia
scova in una predica dell’11 luglio, dovutamente registrata,
un capo d’accusa: - Ha detto, “quarant’anni di deserto!”.
E sono esattamente quarant’anni che Tito ha preso il potere.
La rivoluzione, quindi, sarebbe il deserto! E una predica
sovversiva! Il 17 agosto la polizia si reca in canonica.
Le suore vengono sequestrate per qualche tempo. Le elemosine
confiscate e il parroco arrestato. Inizia un lungo processo.
L’avvocato giustifica fra’ Jozo, per quei ‘quarant’anni
di deserto’, dicendo che parlava degli ebrei, guidati da
Mosè verso la terra promessa, più di 3.000 anni fa, come
racconta la Bibbia. Vengono però trovate altre imputazioni
per giustificare il processo; il 22 ottobre, è condannato
a tre anni e mezzo di carcere. Verrà liberato, dopo un anno
e mezzo, grazie alle 40.000 lettere scritte al presidente
della repubblica dai lettori del settimanale Il Sabato.
Al momento dell’arresto, Tomislav Vlasic’ accorre in aiuto
della canonica rimasta senza guida. Ritiene che la situazione
sia poco chiara e parte per Mostar, dove mette al corrente
il provinciale francescano, fra’ Jozo Pejic: - Prenda il
posto del parroco, la nomino a Medjugorje - conclude quell’uomo
esperto. Da quel momento Tomislav diventa la mirabile guida
spirituale dei veggenti e della parrocchia.
3. Terza fase: la cappella delle apparizioni (febbraio
1982 - aprile 1985)
Dal gennaio 1982, le apparizioni avvengono regolarmente
nel piccolo locale a destra del presbiterio, simmetrico
alla sacrestia; finora è servito da ripostiglio, ma ora
diventa ‘la cappella delle apparizioni’, tutt’oggi venerato
come tale. Lì la Gospa è apparsa fino al marzo del 1985,
quando il vescovo lo proibì: - I veggenti vedano dove vogliono,
a casa loro o altrove, ma non nell’edificio della chiesa.
Questo creava un grave caso di coscienza per fra’ Tomislav
Vlasic, perché lasciare i veggenti a casa loro significava
lasciarli in balia della folla, soprattutto dei meno equilibrati.
Ma significava anche lasciarli in mano alla polizia, perché
quelle manifestazioni religiose fuori della chiesa avrebbero
costituito una sfida. Si sarebbe ripresentata la situazione
dei primi giorni, risolta pacificamente con il trasferimento
in chiesa, con il tacito accordo della polizia.
4. Quarta fase: in canonica; dall’aprile 1985
E stato mons. Franic, arcivescovo di Spalato, in visita
a Medjugorje, a trovare la soluzione: - Perché non accogliere
le apparizioni in canonica?. Lì avvengono da allora in poi.
Esse continuano a formare i veggenti e a catalizzare la
preghiera dei pellegrini. I pellegrini accettano, bene o
male, la dissociazione tra queste apparizioni e la liturgia
nella quale esse si integrano così armoniosamente: posta
tra il rosario e la messa, la visita discreta della Madonna
introduce l’assemblea orante all’eucaristia, in unione con
i veggenti che pregano per qualche istante con la folla.
Sembra quasi di risentire la parola di sempre, riferita
al solo Cristo: - Fate quello che lui vi dirà (Gv 2,5).
5. Verso quale futuro?
Nel corso delle apparizioni, i veggenti hanno ricevuto progressivamente
dei segreti che riguardano il futuro della salvezza e le
minacce che incombono oggi sul mondo. Mirjana ha ricevuto,
per prima, il decimo e ultimo segreto nel Natale del 1982,
con questo avvertimento: - Non mi vedrai più d’ora in poi,
eccetto il giorno del tuo compleanno e nelle circostanze
gravi che lo richiederanno. Ritorna alla fede, come tutti.
Per lei è stato molto duro: - Credetti di precipitare nella
depressione - mi disse a Sarajevo il 24 marzo 1984. Invece
si adattò presto alla sua notte, nella preghiera. La sua
vita era difficile. Controllata dalla polizia, guardata
con sospetto nella scuola, immersa nel mondo secolarizzato,
spesso ateo, di Sarajevo, attraversava anche difficoltà
di ordine familiare. Per circa due anni perse contatto con
Medjugorje, dove temevano che andasse alla deriva. Ma perseverò
nella preghiera, con la discrezione richiesta dalla sua
nuova situazione.
Dal 26 agosto 1984, quasi ogni mese, ha nuove apparizioni
o locuzioni (parole interiori) per preparare la rivelazione
pubblica dei dieci segreti, che segneranno la fine delle
apparizioni. Ha già scelto il sacerdote che li dovrà rivelare:
padre Peter Ljubicic, il più giovane dei tre sacerdoti francescani
della parrocchia.
Il 6 maggio 1985, Ivanka, unica compagna di Mirjana alla
primissima apparizione del 24 giugno 1981, ha ricevuto a
sua volta il decimo segreto, con la promessa di un’apparizione
annuale, non per il giorno del suo compleanno, come Mirjana,
ma nell’anniversario della prima apparizione, cioè il 25
giugno (perché il 24 era stato solo una presa di contatto
a distanza, e il gruppo dei sei non si era ancora costituito).
Il 25 giugno 1986, Ivanka si preparò lungamente all’apparizione
promessa, nella preghiera e senza ansia. L’ebbe in casa
sua, alla solita ora. Dopo quattordici mesi di assenza,
vide la Gospa per quattordici minuti. La Madonna pregò due
volte con lei, recitando il Pater e il Gloria. Il colloquio
con la Gospa mise fine alla lunga attesa del suo fidanzamento
con Branco. Fu sicuramente dopo aver sottoposto la sua libera
scelta alla Madonna che essa lo sposò, il 6 gennaio seguente.
Cosa avverrà in seguito?
Sono passati due anni da quando Mirjana prepara la rivelazione
che essa dice prossima. La rivelazione dei segreti però
non è ancora cominciata. Perché? Mirjana mi ha risposto:
- E una proroga di misericordia.
In altre parole, preghiera e digiuno hanno compensato o
rallentato l’autodistruzione che il peccato del mondo sta
preparando, perché la maggior parte dei segreti riguardano
queste minacce incombenti che solo il ritorno a Dio può
temperare. I veggenti custodiscono gelosamente questi segreti,
ma ne rivelano il senso globale (secondo la duplice accezione
del termine, di significato e di direzione da prendere).
- Dieci giorni prima della realizzazione di ogni segreto,
Mirjana avviserà padre Peter, incaricato di rivelarli.
- Egli dovrà digiunare per sette giorni e avrà il compito
di rivelarli tre giorni prima della loro realizzazione.
E’ arbitro della sua missione e potrebbe tenerli per sé,
come fece Giovanni XXIII per il segreto di Fatima, la cui
rivelazione era autorizzata per il 1960. Padre Peter è fermamente
intenzionato a rivelarli.
I primi tre segreti sono tre avvertimenti estremi dati al
mondo come ultima possibilità di convertirsi. Il terzo segreto
(che è anche il terzo avvertimento) sarà un segno visibile
dato sulla collina delle apparizioni per convertire coloro
che non credono. Seguirà poi la rivelazione degli ultimi
sette segreti, più gravi, soprattutto gli ultimi quattro.
Vicka ha pianto ricevendo il nono e Mirjana ricevendo il
decimo. Il settimo però è stato addolcito dal fervore delle
preghiere e dei digiuni.
Sono prospettive che lasciano perplessi, perché i segreti,
sempre affascinanti, generalmente perdono il loro prestigio
quando vengono rivelati, come è successo per Fatima; inoltre
le predizioni sul futuro vanno soggette all’illusione ottica.
I primi cristiani credevano imminente la fine del mondo;
l’apostolo Paolo stesso pensava di vederla prima della sua
morte (l Tm 4,13-17; Eb 10,25.35; Ap 22,20). Le anticipazioni
della speranza e del profetismo avevano scavalcato gli avvenimenti.
Infine, questa ambientazione circostanziata può sembrare
più vicina alla magia che al mistero di Dio. Ci saranno
delusioni al momento della rivelazione dei dieci segreti?
Il loro ritardo non è forse già un segno premonitore? Interrogativi
che si presentano. Si impongono quindi, a questo riguardo,
la prudenza e la vigilanza raccomandate dalla Chiesa. La
fede è certa, garantita personalmente da Dio. I carismi
sono fallibili perché sono il dono di Dio nella fragilità
umana.
Non ho dubbi sull’autenticità della grazia ricevuta a Medjugorje
dai veggenti, dalla parrocchia e da alcune migliaia di pellegrini
che si sono convertiti profondamente. Questo però non garantisce
tutti i dettagli delle predizioni e delle premonizioni,
sui quali i veggenti si sono già sbagliati per qualche particolare,
come del resto è successo ad alcuni santi, anche canonizzati.
Ci potremmo quindi sbagliare se ci polarizzassimo su questi
segreti e sul ‘segno’ annunciato, invece di basarci sulla
grazia che si sviluppa con una coerenza e una profondità
superiori, fino ad ora, a tutte le contrarietà (...)
IL MESSAGGIO
Il messaggio di Medjugorje è solo
un eco del vangelo, attualizzato in funzione di una situazione
grave, che giustifica queste visite della Madonna.
1. UNA DIAGNOSI SUL MONDO
Questo messaggio si riferisce ad alcune minacce che verrebbero
rivelate con maggior precisione quando si compiranno i dieci
segreti. La diagnosi è sostanzialmente questa: Questo mondo
si è tranquillamente abbandonato al peccato. E prepara la
sua distruzione: questo è l’oggetto della maggior parte
dei segreti.
Tutti allora pensano alla minaccia atomica. E' possibile.
Ma il messaggio non l’ha precisato, perché essa è solo una
delle conseguenze particolari del malessere interno che
lacera l’umanità. La nostra era, inebriata dal suo slancio
scientifico e tecnico, credeva nella propria infallibilità,
capace di risolvere tutti i suoi problemi e di vincere anche
la morte. Aveva addirittura pensato che ‘la morte di Dio’
(negato dall’ateismo) avrebbe liberato l’uomo e accelerato
il progresso. Ma la padronanza tecnica della materia risolve
solo i problemi di superficie e non il problema fondamentale
dell’uomo; problema di amore, perché l’uomo è stato creato
dall’amore e solo l’amore può costruire e organizzare l’interiorità
dell’uomo e dell’umanità. Ma l’amore umano può vivere solo
tramite l’Amore di Dio creatore. E un’analisi che non ha
niente di ridicolo. Essa conferma e interpreta in profondità
ciò che i maggiori esperti internazionali vanno osservando
sul nostro pianeta.
I pericoli sono quelli di un mondo dove Dio ha perso il
suo posto. C’è, quindi, sempre più scienza e sempre meno
amore; più istruzione e meno educazione; più eros e meno
agápe; più intensità e meno ordine; più frenesia e meno
pace. Corriamo sempre più in fretta, ma verso il vuoto e
la morte. Il tasso dei suicidi e delle violenze omicide
aumenta. L’aspetto più evidente, è proprio il pericolo della
corsa agli armamenti. Gli esperti militari delle due superpotenze
non hanno trovato altra formula per garantire la pace che
quella dell’equilibrio del terrore’. Ognuno dei due ragiona
così: “Se voglio salvare la pace, devo essere il più forte”.
Ognuno quindi è condannato a superare l’altro. E una corsa
che non può fermarsi. Una corsa folle che moltiplica sul
pianeta armi atomiche, batteriologiche, chimiche, che sono
ormai sufficienti per distruggere più volte l’intera umanità.
Da oltre vent’anni si constata un’incredibile incapacità
di realizzare una dinamica di pace e di disarmo basata su
altri valori.
La Madonna però parla più della disintegrazione morale che
di queste drammatiche evidenze materiali: l’amore, nel senso
forte del termine, si indebolisce. Il desiderio sopraffà
il dono di sé. Il desiderio di autenticità dispensa dalla
fedeltà; la famiglia ne risulta lacerata, e tende a scomparire
a vantaggio delle unioni libere, irresponsabili e sterili,
il cui numero è triplicato in meno di 30 anni: da 95.000
a 295.000 tra il 1972 e il 1984. Il numero dei matrimoni
diminuisce a vista d’occhio. In Francia, 311.701 ricevettero
questo sacramento nel 1971. Nel 1983, tale cifra era precipitata
a 187.752: circa la metà di meno. Anche il numero dei matrimoni
civili è diminuito in modo analogo: da 416.500 a 285.000
tra il 1972 e il 1984. I divorzi invece si sono moltiplicati
ancor più rapidamente: dai 30.000 del 1960 si è passati
ai 103.000 del 1984. Siamo a circa un divorzio ogni tre
matrimoni. ‘Maremoto’, scriveva Marlène Tuininga, in La
Vie (28 ottobre 1986, p. 57). Ogni donna francese, nel 1955,
aveva in media 2,8 figli e 1,8 nel 1984, mentre il numero
dei cani e dei gatti domestici aumenta a milioni, fino a
creare seri problemi nelle città. Le vittime sono i figli
dei divorziati. Gli uomini, sempre avidi di amare, non sanno
più amare. I ‘cattivi amanti’ fanno i cattivi amati. L’autenticità
dell’istante prevale sulla fedeltà; le buone intenzioni
prevalgono sul desideri di coerenza che costruisce l’avvenire.
Tutto questo crea un diffuso senso di malessere, rilevato
dalla sociologia. Un recente sondaggio di stampa condotto
‘presso le donne francesi’ ha fornito dati sorprendenti:
nella scala dei valori proposti, ciò che è stato messo al
vertice dalla stragrande maggioranza non era, come si sarebbe
potuto pensare, l’armonia sessuale od altri valori appetibili,
ma la fedeltà.
In breve, il progresso sviluppa prodigiosamente conoscenze,
tecniche, efficacia materiale, ma trascura l’aspetto umano
e soprattutto quello divino, che è la radice profonda dell’autenticità
umana. Nonostante la reazione ecologica, esso trascura l’equilibrio,
soprattutto quando si tratta dell’ordine morale. E quest’ordine
essenziale crolla, più dall’interno che a causa dei molteplici
colpi di un’evoluzione accelerata. Il progresso ha dimenticato
troppo di mettersi al servizio dell’uomo e di Dio, di edificare
il vero ordine umano identificato con l’ordine divino e
programmato da Dio, perché l’uomo è a immagine di Dio.
Questo mondo è diventato, quindi, con mezzi terribili, un
brodo di coltura dove germogliano disperazione ed esasperazione
e, come conseguenza, uno scatenamento di violenza che crea
insicurezza. ‘Il progresso’, come si diceva all’inizio del
secolo, ha portato in prima pagina fatti nuovi come la droga,
il ricatto che paga, i dirottamenti di aerei e la cattura
di ostaggi. Le grandi città diventano pericolose. Questo
che era un privilegio di New York, ora si generalizza. Molti
oggi evitano di uscire di sera e molte vicinanze etniche,
a lungo accettate, si trasformano in massacri e guerre sanguinose,
in Africa e altrove. Il mondo non sa più da dove viene e
dove va'. Avendo perso il senso delle sue finalità, oscilla
tra la depressione e la violenza.
2. IL MESSAGGIO
Il rimedio proposto dalla Madonna non è un miracolo che
dovrebbe piovere dal cielo, perché Dio ha affidato questo
mondo agli uomini irreversibilmente. Per questo l’ha creato
libero, quindi responsabile. Le soluzioni restano affidate
a lui. Creato da Dio per trovare in Dio una pienezza d’amore
e, quindi, la sua realizzazione, deve ritrovare questa soluzione
fondamentale, l’unica in grado di ispirare e di mettere
tutte le altre al loro giusto posto: ritorno a Dio, fede,
conversione, preghiera, digiuno, riconciliazione e pace.
Queste parole chiave del messaggio di Medjugorje ricordano
il contenuto essenziale del Vangelo. Le avevamo dimenticate.
Bisogna ritrovarne l’attualità luminosa e incandescente
nelle nostre vite stesse. Disponiamo dunque il nostro cuore
all’ascolto.
Dio
La parte essenziale del messaggio della Madonna, è anzitutto
il ritorno a Dio. ”C’E’ UN SOLO DIO” ha ripetuto fin dal
29 giugno 1981. Questa verità trascurata è la chiave di
tutto il resto. E la più dimenticata: Dio è il nostro creatore.
Egli ci dona l’esistenza stessa. Il Creatore infatti non
è colui che una volta ha creato. Egli continua a creare
(con lo stesso amore). Se Dio non ci creasse, in questo
momento cesseremmo di esistere, come la luce quando viene
interrotta la corrente elettrica. Dio ci è più intimo di
quanto non lo siamo noi a noi stessi. Ma ci ha creato liberi,
pienamente liberi. Possiamo dimenticarlo, opporci a lui.
Ma l’uomo che crede di potersi così liberare è come il ramo
che volesse separarsi dalla pianta da cui spunta per vivere
meglio. Così facendo secca e muore. Dio ci ha creato per
amarlo. Ci fa esistere con l’amore. Ci chiama all’amore
che non tramonta e che la Madonna ha acceso così bene nel
cuore dei veggenti di Medjugorje. Questo spiega la loro
gioia armoniosa e la cura che si prendono degli altri, in
una vita difficile. Il XX secolo ha visto sparire la direzione
spirituale e ha visto prosperare la psicanalisi, fondata
sull’appagamento del desiderio elementare. Sogno una psicanalisi
fondata sul ritorno a Dio in profondità. E quella che fa
i santi, l’autentica profondità e la felicità. Spesso abbiamo
paura di Dio, lo fuggiamo, perché non siamo in regola con
lui. Senza voler affrettare niente, osiamo preparare questo
incontro: - Signore, abbi pietà di questo povero peccatore
che sono io. Aiutami a cambiare vita, perché oggi non ho
il coraggio di cambiare. All’inizio di questo secolo, un
medico che la grazia aveva preavvisato, nei suoi ultimi
giorni, entrava talvolta in una chiesa e diceva: - Signore,
se esisti, abbi pietà di questo pover’uomo che sono io.
E la luce venne.
Conversione
L’invito alla conversione (annunciato fin dall’apparizione
del 26 giugno) indica l’atto personale con il quale ci volgiamo
a Dio distogliendoci dall’egoismo e dal peccato. Il termine
conversione (in greco: metánoia) ritrova il suo significato
concreto nel linguaggio sciistico: viene chiamata così una
curva che tagli un pendio a 180°. E un dietro front dalla
direzione sbagliata verso quella giusta.
Fede
Il ritorno a Dio avviene attraverso
la fede. Su questo insistono i messaggi dei primi giorni:
- Sono venuta perché qui ci sono buoni credenti (26 giugno
‘81).
- Beati coloro che non hanno visto e credono (26 giugno).
- Il popolo creda e perseveri nella fede (27 giugno), ecc.
Attraverso la fede, noi aderiamo a Dio, alla sua parola,
alla verità. La nostra vita riacquista significato e consistenza;
certamente nella notte, ma una notte trapunta di stelle,
perché Dio non lascia senza alcun segno chi si fida pienamente
di lui. La fede non si riduce a un semplice a tu per tu
con Dio, perché Dio è nostro Padre: il Padre di tutti gli
uomini. E il nostro Padre ci invita all’incontro con i nostri
fratelli, al servizio dei nostri fratelli: quelli che sono
lontani; e quelli che sono vicini e hanno fame. Il digiuno,
di cui parleremo più avanti, può essere di aiuto. Evitiamo
però un’illusione di questi ultimi anni: “Anzitutto la carità,
e Dio verrà in soprappiù”. Questa può essere una via eccezionale.
Ma la via normale, la via regale è quella di andare a Dio
come alla sorgente, perché solo lui può ispirare e creare
l’uomo in noi, mentre una carità senza Dio deperisce e si
esaurisce. Quando Madre Teresa e le sue suore si sentono
al limite delle forze e del coraggio, nel loro continuo
ricominciare con i lebbrosi e i moribondi, fanno un’ora
di adorazione davanti al SS. Sacramento. Così in essi si
rinnova la pienezza della carità che è in Dio. Grazie, Madre
Teresa, per averlo ricordato a questo tempo che l’aveva
dimenticato.
Preghiera
La preghiera è il linguaggio normale
della fede, l’espressione della vita comune con Dio.
Essa forma la trama stessa delle apparizioni. I veggenti
compresero subito che dovevano pregare per accoglierla o
per farla ritornare quando scompariva. Durante ogni apparizione,
essi recitano con lei il Pater e il Gloria, che essa intona
e loro continuano. Le loro voci che svaniscono durante l’estasi,
in quel momento riappaiono, per sottolineare il valore della
preghiera con la Madonna. E il punto centrale di ogni apparizione
e tutti noi possiamo pregare con la Madonna. A Medjugorje,
tutto è cominciato con una preghiera vocale tradizionale:
sette Pater, Ave, Gloria e canti conosciuti che la Madonna
cantava con i veggenti. La preghiera delle apparizioni sfocia
molto rapidamente nella messa che la segue e la completa
ogni giorno. La Madonna invita a ritrovare la vera preghiera:
la ‘preghiera del cuore’. Jelena ed Ivan hanno ricevuto
questa consegna dalla Madonna per il loro gruppo e, più
ampiamente, per tutti. La preghiera non è soltanto richiesta,
ma scambio con Dio, partendo anche dal silenzio, nel quale
ci disponiamo a ricevere Dio nell’intimo, dove egli ci abita
e non è un dialogo monotono, ma variato. Negli anni in cui
si educava metodicamente alla preghiera, si riassumevano
gli atteggiamenti fondamentali nella parola latina ARDOR
che caratterizza lo slancio della preghiera:
- Adorare.
- Ringraziare.
- Domandare.
- Offrire.
- Risoluzione.
E importante comprendere bene e fare propri questi atteggiamenti
fondamentali.
1. Adorazione del Creatore. E l’atteggiamento primordiale
e capitale: inginocchiarsi, prostrarsi, con le braccia in
croce o con altri gesti che possono aiutare, perché anche
il corpo deve umilmente prendere parte a questa comunicazione
trascendente.
2. Ringraziamento. Indica un sentimento assai raro
quaggiù: la riconoscenza. Il rendimento di grazie deve salire
verso Dio, anzitutto per ciò che egli è, e poi per ciò che
ci dona. E la grazia che rendiamo a Dio non ci è tolta,
ma viene moltiplicata, proprio in forza di questa nuova
comunicazione con Dio stesso.
3. Domandare. E la cosa che ci viene subito in
mente quando si parla di preghiera. Ma si tratta più di
accogliere il dono di Dio che di chiedere. Bisogna imparare
a dirgli: “Signore, cosa vuoi che io faccia? Che mi dici
oggi?”, perché lui ha sempre qualcosa da dirci. E il nostro
ascolto che manca. La preghiera trova la sua armonia e la
sua efficacia quando abbiamo compreso i disegni di Dio sul
mondo e su di noi, per quanto grandi siano. In questa illuminazione
profonda la speranza non delude.
4. La preghiera è offerta, dono di sé, disponibilità:
la nostra vita, la nostra morte, sono sacrifici insostituibili
che nessuno può fare al nostro posto. Tale è il sacerdozio
di tutti i fedeli, sia preti che laici. Questa consacrazione
termina per ciascuno di noi con l’olocausto della morte,
l’ultimo atto, l’atto più prezioso di tutta la nostra vita,
perché ci identifica profondamente alla croce di Cristo,
e sfocia nel compimento del suo Amore.
5. Infine, risoluzione; la preghiera non è apparenza,
poesia o effervescenza immaginativa su Dio e sull’aldilà.
E impegno della volontà radicata in Dio, programmazione
illuminata dallo Spirito santo, innesto nelle realtà del
nostro mondo.
Il digiuno
E il digiuno? La Madonna ne ha parlato
ai veggenti. La parrocchia ha ripreso questa antica tradizione
francescana caduta in disuso. Ancora prima che la Madonna
ne parlasse, sembra il 3 luglio 1981, Jozo Zovko invitò
la parrocchia al digiuno, per vedere chiaro in quegli avvenimenti
inattesi. Riferiamo dettagliatamente i messaggi della Madonna
su questo punto in Studi medici e scientifici sulle apparizioni
di Medjugorje, Queriniana, Brescia 1985, pp. 121-153. In
breve: Il 21 luglio 1982, padre Tomislav Vlasic interrogò
i veggenti su questo messaggio e annotò così le risposte
della Madonna:
1. Il digiuno migliore è quello a pane e acqua.
2. Il digiuno può allontanare la guerra.
3. Può arrestare il corso delle leggi naturali.
Queste due ultime affermazioni possono sorprendere. Richiamano
quelle del vangelo sulla fede “capace di trasportare le
montagne” (Mt 17,20) e sui demoni che possono essere allontanati
solo “con il digiuno e la preghiera” (Mc 9,29). Digiunare!
Questa prospettiva spaventa, ma è anche un lieto annuncio.
Quando siamo invitati a un pranzo festivo, è una buona notizia,
anche se gli eccessi alimentari possono appesantirci. Nel
periodo di Natale e di Capodanno ho sentito persone che
dicevano: “Meno male che tutti questi pranzi stanno per
finire”. Il loro stomaco e il loro fegato non vedevano l’ora
di riposarsi. Essere invitati a digiunare è un lieto annuncio
e un regalo per molti motivi. E una cosa ottima per la salute.
Il digiuno elimina le tossine, brucia le riserve che ci
appesantiscono. Coloro che lo praticano regolarmente ne
apprezzano i benefici. Si allungano la vita. Ma digiunare
a pane e acqua, due volte alla settimana! Non dobbiamo fare
niente con precipitazione. Bisogna adattarsi al digiuno
e può essere cosa saggia intraprenderlo gradualmente. Può
essere ragionevole limitarsi a una volta per settimana,
almeno per cominciare. Può essere anche un’esigenza della
vita frenetica di oggi, perché il digiuno non si accorda
con il forcing, la tensione e l’eccessivo affaticamento.
Secondo alcuni sondaggi, fatti in occasione di conferenze,
coloro che digiunano una volta per settimana (oltre 100.000,
credo) sono nettamente più numerosi di coloro che digiunano
2 volte, e Marija (la veggente), che si era spinta fino
a tre volte, oltre a lunghi digiuni prima delle grandi feste,
ha avuto difficoltà di salute. Il suo medico e il suo direttore
le hanno chiesto di limitare i digiuni.
Il digiuno richiede pace, rilassamento (il che non vuol
dire inattività). Spesso è difficile trovare giorni adatti.
Inoltre, l’organismo deve adattarsi al digiuno gradualmente
e ognuno deve trovare il digiuno che gli consente di essere
più efficace nella preghiera, nel lavoro, nei rapporti sociali
e nel resto. Il digiuno non deve essere masochismo. Normalmente,
non è un giorno di malinconia, né di attività mediocre.
L’attività può diventare più calma, un po’ rallentata, talvolta,
un po’ disturbata da fenomeni secondari, ma generalmente
diventa più efficace.
Possono esistere controindicazioni mediche al digiuno; il
prof. Joyeux lo ‘sconsiglia formalmente’ a una madre durante
la gestazione o l’allattamento, a un “operaio di fatica
in piena attività, a un autista di mezzi pesanti”. In quest’ultimo
caso, però, dipende dall’adattamento del soggetto. Il signor
Karminsky e sua moglie mi hanno fatto viaggiare per 24 ore
in uno dei giorni del loro digiuno, che essi fanno molto
radicalmente e godevano di perfetto equilibrio e di padronanza
di sé. Ma essi hanno molti anni di esperienza e conoscono
le loro possibilità.
Ci possono essere motivi psicologici per non digiunare.
Un carattere ansioso si lascia facilmente prendere dall’ossessione
di aver fame e non riesce a vincersi. Non avrà benefici
dal digiuno e il suo carattere può diventare spigoloso.
Non deve provocare tensioni psicologiche, ma prepararsi
ad accettare il digiuno, cominciando con tentativi ridotti,
cercando di sfruttare tutte le sue possibilità. Chi digiuna
regolarmente infatti, non ha fame. Al massimo, a momenti,
può provare lievi crampi allo stomaco, ma si tratta di stimoli
illusori che spariscono nel giro di pochi secondi, se uno
non si fissa su questo incidente di percorso, perché questo
fenomeno di natura psicologica si esaspera quando uno ci
pensa, e cessa appena il nostro pensiero è occupato altrove.
Per i soggetti fragili e per ragioni particolari il digiuno
può subire adattamenti. Ma come? Ad alcuni, il digiuno procura
un mal di testa depressivo, dovuto a un fenomeno di ipoglicemia
(mancanza di zucchero). In questo caso, bisogna sconsigliare
le zollette di zucchero e le bevande zuccherate diventate
di moda tra gli pseudo giovani del maggio 1968. Lo stesso
vale per l’alcool e per tutti gli altri alimenti artificiali
che sono contrari allo spirito del digiuno. Per lo stesso
motivo, dobbiamo sconsigliare il caffè, sebbene persone
molto stimabili ricorrano a questo integrativo stimolante
per riconciliare il digiuno con una vita irrimediabilmente
tesa e affannosa. Si tratta però di un caso limite che è
meglio scusare che imitare. I più indicati sono i frutti
di stagione: nutrimento naturale, povero, economico (come
il pane e l’acqua). E un buon mezzo per rimediare al mal
di testa dovuto a ipoglicemia e può giovare anche ai digiunatori
soggetti a stipsi. In questo spirito, nella canonica di
Medjugorje, le suore preparano legumi cotti per coloro che
ne avessero bisogno. Non certamente carne, però. Tali adattamenti
possono essere una tappa intermedia.
Alcuni compensano queste facilitazioni, per esempio una
volta al mese, con un digiuno più radicale, a base di sola
acqua. E un digiuno dagli ottimi effetti purificatori per
il corpo e per l’anima e alcune persone lo sopportano bene
come il digiuno a pane e acqua. E un’esperienza che vale
la pena fare una volta o l’altra, se non altro il venerdì
santo. Anche questo è un adattamento, ma nel senso del radicalismo.
Coloro che provano difficoltà troppo gravi, dal punto di
vista psicologico, sociale o altro, per intraprendere il
digiuno a pane e acqua, possono fare almeno un digiuno senza
carne e seguire con frutto il consiglio di Jelena “per ogni
giovedì”: Colui che fuma, non fumi. Colui che beve alcool,
quel giorno non lo beva. Gli altri, rinuncino a qualcosa
che sta loro a cuore (1° marzo 1984). Digiunare anche di
televisione, aggiunge. E una catena che rende incapaci di
pregare.
Digiunare è anche astenersi dal cattivo umore e dall’aggressività,
è rendersi disponibile per il servizio degli altri. Significa
risparmiare risorse per aiutare i poveri e coloro che hanno
fame. E stata una delle ragioni determinanti dei grandi
digiuni popolari intrapresi due anni fa nelle Filippine.
Ma la funzione primordiale del digiuno è un’altra. Questo
vuoto di stomaco apre a Dio, rende più disponibili alla
preghiera e procura tempo libero. Nelle famiglie dove tutti
digiunano, è un giorno di libertà per la casalinga, che
non deve occuparsi di cucinare e di rigovernare. E lo spirito
che conta, ma non diciamo, è solo lo spirito che conta,
perché la nostra preghiera e la nostra esperienza spirituale
abitano un corpo. Ne seguono il ritmo e da esso dipendono.
La privazione del corpo può risvegliare la fame dell’anima,
come diceva brillantemente Lanza del Vasto nei giorni in
cui digiunava a solo acqua: Signore oggi sarai tu il mio
solo pane. Il digiuno può essere un buon trampolino per
la preghiera e la carità, per la pace e la riconciliazione,
perché un digiuno ben compreso è pacificante. Nel corso
dei secoli, coloro che hanno praticato un digiuno autentico
ne hanno sperimentato i benefici. Esso procura la salute
nella libertà e la libertà nella salute, perché la carne
è guidata dallo spirito e lo spirito dal soccorso di Dio,
dice s. Leone (sermone 1,2). Esso fa nascere i pensieri
puri, voglie razionali, consigli salutari (sermone 13,1
).
Ma più che su questa igiene insiste sull’apertura a Dio
e agli altri: Ciascuno riconosca in sé questa condizione
di mortale che cambia e perisce e, per questa comunanza
di condizione, testimoni al suo prossimo un amore di fratello
(sermone 11,1). L’astinenza di colui che digiuna diventa
cibo per il povero (sermone 13 ,1 ).
Dal punto di vista pratico e medico, il digiuno a pane e
acqua non presenta quasi alcun problema. Ordinariamente
non c’è bisogno di farlo sotto controllo medico, come i
digiuni totali e prolungati. Ma alcune precauzioni sono
necessarie. Il dr. Joyeux le ha indicate in Studi medici
e scientifici sulle apparizioni di Medjugorje, Editrice
Queriniana, Brescia 1985 (p. 152). Le principali sono le
seguenti: - Non dimenticare di bere almeno un litro e mezzo
di acqua nel corso della giornata. E’ necessario per l’equilibrio
e per una buona eliminazione. - Preferire pane integrale.
Io aggiungerei: non vi rimpinzate di pane. Vi privereste
di buona parte dei benefici del digiuno: purificazione del
corpo e dello spirito, eliminazione delle tossine e di altri
surplus; perdereste infine l’aspetto alato del digiuno che
alleggerisce il corpo e l’anima. Ognuno scoprirà il modo
di risolvere i piccoli problemi secondari posti dal digiuno.
Abbiamo consigliato la frutta per quelli che soffrono di
mal di testa dovuto a ipoglicemia. Ma dopo un certo tempo,
il corpo, abituato al digiuno, non ne avrà più bisogno.
Il digiuno può comportare momenti di depressione passeggera,
che fanno provare il bisogno di una siesta riparatrice.
A volte è un avvertimento che stiamo vivendo sempre tesi,
con il sonno arretrato e ci invita a un supplemento compensatore
attraverso il quale si può ricuperare uno stato tonico.
Per la maggior parte delle persone, il giorno che segue
quello del digiuno è un giorno supertonico; il corpo purificato,
riposato e ristorato da questa calma diffusa, riparte in
scioltezza a pieno regime... Tocca quindi a voi trovare
il modo per fare questa esperienza che migliaia di cristiani
hanno scoperto. Non è solo un’esperienza fisiologicamente
salutare. Il digiuno ha soprattutto una funzione spirituale,
che poggia su basi fisiologiche. Questa privazione scava
e risveglia un certo appetito che può essere orientato verso
la fame e la sete di Dio stesso. Fa trovare tempo e disponibilità
per la preghiera e la carità.
Pace, riconciliazione
Questo insieme ben coordinato, ritorno a Dio attraverso
la fede, conversione, preghiera e digiuno porta alla riconciliazione
e alla pace: parole chiave del messaggio di Medjugorje.
- Pace, pace, pace! Solo la pace! - ripete la Madonna a
Marija, quello stesso giorno, mostrandole la croce di Cristo.
Ed essa precisa:
- Fate la pace con Dio e tra di voi. Ogni apparizione termina
con quest’addio pieno di significato: - Andate nella pace
di Dio. La radice di tutte le divisioni è la rottura con
Dio. E’ la ragione per cui siamo spesso lacerati in noi
stessi e divisi con gli altri. Ritornare a Dio nostro Creatore
e nostro Salvatore, significa ritrovare la nostra unità
interiore e la nostra capacità di riconciliare gli altri.
Questo può essere un affare di ampio respiro. Spesso si
annidano in noi rancori tenaci. Dobbiamo chiedere a Dio,
nella preghiera, la guarigione della nostra memoria. E un
grande dono spirituale e una liberazione, che ci permette
di pregare volentieri per coloro che ci vogliono male, di
“amare i nostri nemici”, come dice il Vangelo. Bisogna anche
imparare a vedere il bene e scusare il male, in coloro che
lo commettono. Secondo il Vangelo, questa è giustizia: la
pagliuzza e la trave. E anche un segreto di efficacia spirituale,
perché il male si rimedia solo con il bene. Solo facendo
leva sui suoi doni e sulle sue qualità ognuno può superare
i suoi difetti, che sono anzitutto mancanze e cedimenti.
Non mettiamo il carro davanti ai buoi: per essere capaci
di riconciliare gli altri, dobbiamo anzitutto essere riconciliati
con noi stessi; e per essere riconciliati con se stessi,
bisogna essere riconciliati con Dio che fa rinascere le
nostre forze e la nostra unità dall’unica sorgente, creatrice
della nostra stessa libertà. Questa è l’esperienza vissuta
a Medjugorje.
Tutto ciò è solo un richiamo dal Vangelo. La Madonna è venuta
per ricordarlo alle nostre orecchie di sordi. E’ un segreto
di bene e di felicità. E’ il segreto di ogni guarigione
ed è un’urgenza, in un’epoca nella quale il peccato - questa
malattia - moltiplica le morti spirituali e corporali. Questa
via di verità è profondamente efficace. Il ritorno di tanti
cristiani alla preghiera, alla conversione, al digiuno,
ha ritardato le sciagure che minacciano il mondo, ha mitigato
il settimo segreto che parlava di un cataclisma non ancora
svelato, come affermano i veggenti. Per questo il grave
messaggio di Medjugorje non è affatto drammatico. I veggenti
sono incerti tra due affermazioni, forse complementari tra
loro: - I castighi sono (in parte) inevitabili. - Il digiuno
e la preghiera possono allontanare la guerra e la sciagura.
L’importante è al di là di questa ambiguità. Per coloro
che entrano nelle vie dell’amore di Dio, tutto concorre
al bene (Rm 8,28) e tutto finirà bene. I veggenti hanno
capito che non c’è più nulla da temere. Maria ricorda queste
urgenze al nostro mondo in pericolo. Da lei abbiamo avuto
il lieto annuncio della nascita di Gesù: il Figlio di Dio
diventato suo Figlio (Lc 1,28-35) e quindi uno di noi, nostro
fratello. Attraverso questa Madre - la Madre di Dio e nostra
Madre - l’Amore divino è entrato nel nostro mondo, nella
razza umana. Attraverso questa nascita, l’umanità è diventata
virtualmente il corpo di Cristo e un’estensione della Trinità.
Eterna società d’amore. Con la sua fede, la Vergine Maria
ha teneramente formato il corpo fisico di Cristo e nello
stesso tempo ha fondato il suo corpo mistico, di cui è diventata
il primo membro. Oggi essa viene a ricordare questo lieto
annuncio per un’ora grave: prima che essa venga e perché
non diventi un’ora di disgrazia. Il suo appello è stato
ascoltato in Iugoslavia, in Italia, in Austria, ecc. Meno
bene in Francia, dove la congiura del silenzio e di numerose
calunnie si è fortemente radicata. Tuttavia, in Francia,
come altrove, l’albero produce solo frutti buoni, che scongiurano
le minacce di morte di cui siamo stati avvertiti. Il futuro
dipende da noi; tocca a noi agire, tocca a noi scegliere
tra le vanità disordinate che ci seducono e Dio; tra l’egoismo
e l’amore; tra le nostre preoccupazioni minuscole e l’avvenire
dell’umanità; tra le nostre illusioni elementari e l’eterno
avvenire di Dio.
Così la verità, morta in molti cuori, diventerà una verità
vivente: la verità che salva.
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la sintesi del messaggio di Medjugorje
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