-Il
S. Rosario nella meditazione-
Come abbiamo compreso
attraverso le parole di Giovanni Paolo II e
di Giovanni XXIII, oltre a S. Luigi, il
Rosario acquista la sua vera efficacia nella
meditazione dei suoi misteri unita alle
orazioni. Il noto esorcista don Gabriele
Amorth ci spiega l’importanza e la necessità
della meditazione nella recita del Rosario:
“È più che mai vivo il ricordo della lettera
Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, con
la quale Giovanni Paolo II, il 16 ottobre
del 2002, incoraggiava di nuovo la
cristianità a ricorrere a questa preghiera,
così caldamente raccomandata da tutti gli
ultimi pontefici e dalle ultime apparizioni
mariane. Anzi, per rendere più completa
quella prece che Paolo VI definiva
“compendio di tutto il Vangelo”, aggiungeva
i “misteri della luce”: cinque misteri
riguardanti la vita pubblica di Gesù.
Sappiamo bene come Padre Pio
chiamava la corona: l’arma. Arma di
straordinaria potenza contro Satana.
Un giorno un mio collega esorcista si sentì
dire dal demonio: “Ogni Ave è come una
mazzata sul mio capo; se i cristiani
conoscessero la potenza del Rosario per me
sarebbe finita”.
Ma quale è il segreto che rende tanto
efficace questa preghiera? È che il Rosario
è insieme preghiera e meditazione; preghiera
rivolta al Padre, alla Vergine, alla SS.
Trinità; ed è insieme meditazione
cristocentrica. Infatti, come espone il S.
Padre nella Lettera Apostolica citata, il
Rosario è preghiera contemplativa: si
ricorda Cristo con Maria, si impara Cristo
da Maria, ci si conforma a Cristo con Maria,
si supplica Cristo con Maria, si annuncia
Cristo con Maria.”
Per recitare con frutto il Rosario dobbiamo
imparare a contemplare i suoi misteri!
Il Rosario è autentico quando i misteri
vengono meditati profondamente. Noi
meditiamo le opere di Gesù e di Maria che,
come ci spiega S. Luigi, possono anche
essere chiamate fiori stupendi: “Il loro
profumo e la loro bellezza sono noti
soltanto a coloro che si avvicinano ad essi,
ne aspirano la fragranza e ne aprono la
corolla con una attenta e seria
meditazione”.
I misteri del Rosario ben meditati ci
portano a conoscere sempre di più il Signore
attraverso il nostro cuore: “San Domenico
distribuì la vita di Nostro Signore e della
Vergine santa in quindici misteri che ci
presentano le loro virtù e le principali
azioni. Sono quindici quadri, le cui scene
ci devono servire di regola e di guida nel
nostro modo di vivere; quindici fiaccole per
far luce ai nostri passi in questo mondo.
Sono quindici specchi luminosi adatti per
conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi
stessi e per accendere nel nostro cuore il
fuoco del loro amore; quindici fornaci per
consumarci totalmente nelle loro celesti
fiamme” (aggiungiamo poi i 5 Misteri della
Luce proposti da Giovanni Paolo II).
E’ proprio la nostra Madre del Cielo a
chiedere di meditare i Misteri del Rosario a
coloro che lo recitano: “Fu la Vergine santa
ad insegnare a san Domenico questo
eccellente modo di pregare quando gli ordinò
di predicarlo per risvegliare la pietà
dei cristiani e per far rivivere nei cuori
l’amore per Gesù Cristo. Lo insegnò
anche al beato Alano della Rupe: «La
recita di centocinquanta Ave Maria è una
preghiera molto utile — gli aveva detto — ed
è un omaggio che gradisco immensamente. E
questa recita del Saluto angelico mi piace
ancor di più se coloro che la praticano vi
uniranno la meditazione della vita, della
passione e della gloria di Gesù Cristo,
poiché tale meditazione è l’anima di questa
preghiera». Infatti, senza la meditazione
dei sacri misteri della nostra redenzione,
il Rosario sarebbe quasi come un corpo
senz’anima, una materia eccellente priva
di forma, poiché è proprio la meditazione
che distingue il Rosario dalle altre
devozioni“.
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Quali
sono i Misteri del Rosario?
La
prima parte del Rosario contiene
cinque misteri:
I- Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele
alla Vergine
II- Visitazione di Maria a santa Elisabetta
III- Nascita di Gesù Cristo
IV- Presentazione del bambino Gesù al tempio
e la Purificazione della santa Vergine
V- Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i
dottori.
Questi misteri si chiamano gaudiosi
a causa della gioia che recarono
all’universo intero. La Vergine santa e gli
angeli furono inondati di gioia nel felice
istante in cui il Figlio di Dio si incarnò.
Santa Elisabetta e san Giovanni Battista
furono pieni di gioia per la visita di Gesù
e di Maria. Il cielo e la terra si
rallegrarono alla nascita del Salvatore.
Simeone fu consolato e riempito di gioia
quando ricevette Gesù fra le braccia. I
dottori erano rapiti di ammirazione
nell’ascoltare le risposte di Gesù. E chi
saprà esprimere la gioia di Maria e di
Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni
di assenza?
La
seconda parte del Rosario si
compone anch’essa di cinque misteri, detti
Misteri dolorosi
perché ci presentano Gesù oppresso
dalla tristezza, coperto di piaghe, carico
di obbrobri, di dolori e di tormenti.
I- Preghiera di Gesù e la sua Agonia nel
giardino degli Ulivi
II- La sua Flagellazione
III- La sua Coronazione di spine
IV- Salita di Gesù al Calvario, carico
della Croce
V- La sua Crocifissione e morte sul
Calvario.
La terza
parte del Rosario contiene
cinque altri misteri detti gloriosi
perché in essi contempliamo Gesù e Maria
nel trionfo e nella gloria.
I- Risurrezione di Gesù Cristo
II- Ascensione al cielo
III- Discesa dello Spirito Santo sugli
apostoli
IV- Assunzione della gloriosa Vergine
V- La sua Incoronazione.
La
quarta parte del Rosario
contiene i misteri detti della Luce
perché si contemplano episodi della vita
pubblica di Gesù, lui che è la «luce che
illumina ogni uomo».
I- Battesimo di Gesù al Giordano
II- Segno di Cana
III- Annuncio del Regno di Dio
IV- Trasfigurazione di Gesù
V- Istituzione dell’Eucaristia
Sono questi i venti fiori profumati del
Roseto mistico sui quali le anime pie amano
posarsi come api industriose per coglierne
il succo mirabile e comporre il miele di una
solida devozione.
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Il
Santo Rosario
-Le preghiere che
compongono il S. Rosario-
Seconda
parte
Il S.
Rosario è una preghiera che dona grandi benefici ma va
recitato con fede e attenzione in modo da ottenere
copiosi frutti spirituali! Continuiamo ad ascoltare i
suggerimenti di S. Luigi Grignion de Montfort e le sue
meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.
Il
Padre nostro
Con ogni parola dell’Orazione domenicale onoriamo le
perfezioni di Dio. Onoriamo la sua fecondità
chiamandolo Padre: «Padre, tu generi da tutta
l’eternità un Figlio che è Dio come te, eterno,
consustanziale, una stessa essenza, una stessa
potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te.
Padre e Figlio, amandovi producete lo Spirito Santo
che è Dio come voi. Tre Persone adorabili, voi siete
un solo Dio».
«Padre nostro»! Padre degli uomini per mezzo
della creazione, della conservazione, della
redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre
amico dei giusti, Padre magnifico dei beati.
«Che sei». Con queste parole ammiriamo
l’infinità, la grandezza e la pienezza dell’essenza di
Dio, che con tutta verità si chiama «Colui che è». È
colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed
eternamente. È l’Essere degli esseri, la causa di
tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se
stesso le perfezioni di tutti gli altri esseri. È in
tutti con la sua essenza, con la sua presenza, con la
sua potenza senza esservi circoscritto.
Onoriamo la sua sublimità, gloria e maestà con le
parole: «che sei nei cieli», cioè come assiso
sul trono, intento a esercitare la sua giustizia su
tutti gli uomini.
Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo
la sua santità. Riconosciamo la sovranità e la
giustizia delle sue leggi auspicando che venga il suo
regno e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui
in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo.
Pregandolo di darci il pane di ogni giorno, crediamo
alla sua Provvidenza. Chiedendogli la remissione dei
nostri peccati, invochiamo la sua clemenza.
Supplicandolo di non lasciarci soccombere alla
tentazione, ricorriamo alla sua potenza. E sperando
che ci libererà dal male ci affidiamo alla sua bontà.
Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le
opere; è venuto nel mondo per farlo glorificare dagli
uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con
questa preghiera che si compiacque egli stesso di
dettare. Dobbiamo perciò recitarla spesso, con
attenzione e nel medesimo spirito con cui egli la
compose.
Recitando devotamente questa divina preghiera noi
compiamo tanti atti delle più nobili virtù cristiane
quante sono le parole che pronunciamo.
Alle parole «Padre nostro che sei nei cieli»,
facciamo atti di fede, di adorazione e di umiltà.
Desiderando che il suo nome sia santificato e
glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua
gloria. Chiedendogli il possesso del suo regno,
facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo
volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo
uno spirito di perfetta obbedienza. Chiedendogli il
pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di spirito
ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di
perdonare i nostri peccati, facciamo un atto di
pentimento. Perdonando a coloro che ci hanno offeso,
esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione.
Implorando l’aiuto nelle tentazioni, facciamo atti di
umiltà, di prudenza e di fortezza. Aspettando che ci
liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente
domandando tutte queste cose non soltanto per noi ma
anche per il prossimo e per tutti i membri della
Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo
imitiamo nella sua carità che abbraccia tutti gli
uomini e adempiamo il comandamento di amare il
prossimo.
Detestiamo tutti i peccati e obbediamo a tutti i
comandamenti di Dio, quando nel recitare questa
preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le
nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che
andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in
cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la
grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di
profondo rispetto per la divina presenza e, presi da
giusto timore, respingiamo l’orgoglio e ci abbassiamo
fino al nulla.
Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo
d’aver ricevuto da Dio la nostra esistenza per mezzo
dei genitori e l’istruzione per mezzo dei maestri, i
quali tutti — genitori e maestri — quaggiù fanno le
veci di Dio e di lui sono immagini viventi. Allora
sentiamo anche l’obbligo di onorarli, o per meglio
dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo
bene dal disprezzarli e dal contristarli.
Quando desideriamo che il nome santo di Dio sia
glorificato, siamo ben lontani dal profanarlo. Quando
consideriamo il regno di Dio come nostra eredità,
rinunciamo ad ogni attaccamento ai beni di questo
mondo. Quando chiediamo sinceramente per il prossimo
gli stessi beni che desideriamo per noi stessi,
rinunciamo all’odio, alle discordie e all’invidia.
Quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo
la golosità e la voluttà che si nutrono
dell’abbondanza. Quando imploriamo con sincerità il
perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha
offesi, reprimiamo la nostra collera, le nostre
vendette, rendiamo bene per male ed amiamo i nostri
nemici. Quando supplichiamo Dio di non lasciarci
cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo
prova di fuggire la pigrizia, di cercare i mezzi per
combattere i vizi e per salvarci. Infine, quando
preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua
giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il
principio della sapienza, il timore di Dio fa evitare
il peccato”.
Attraverso queste
meravigliose meditazioni possiamo recitare da oggi
il Padre nostro con più coscienza e amore in tutte
le occasioni: nella S. Messa, nel Rosario, nelle
preghiere personali!
-Le preghiere che
compongono il S. Rosario-
L’Ave Maria
Ora approfondiamo la preghiera dell’Ave Maria, o
chiamata da S. Luigi Grignion de Monfort il
Saluto angelico. La preghiera dell’Ave Maria ci è
particolarmente cara soprattutto per le 1000 Ave Maria
che recitiamo per l’Italia. Recitarla 1000 volte in un
solo giorno, scandendo la giornata con il dolce Saluto
angelico, ci porta a unirci intensamente all’amore
materno della nostra Mamma Celeste. Il beato Alano
della Rupe diceva: «Solo Gesù Cristo nato dalla
Vergine Maria, è in grado di spiegarlo» ma noi
desideriamo oggi a conoscerla meglio per poterla
recitare con devozione.
L’Ave Maria è tanto ricca nel suo contenuto perché
riassume nel modo più conciso tutta la teologia
cristiana sulla Vergine santa. Essa contiene una lode
e un’invocazione. La lode racchiude tutto ciò che
costituisce la vera grandezza di Maria, e
l’invocazione tutto ciò che le dobbiamo chiedere e
possiamo attendere dalla sua bontà a nostro riguardo.
La SS. Trinità ne rivelò la prima parte; santa
Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vi
aggiunse la seconda; e la Chiesa, nel primo Concilio
di Efeso (anno 431) ne suggerì la conclusione dopo
aver condannato l’errore di Nestorio e definito che la
Vergine è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che
la Vergine Maria venisse invocata sotto quel glorioso
titolo con queste parole: «Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della
nostra morte».
La Vergine Maria è la persona alla quale fu rivolto
questo divino Saluto per concludere l’affare più
grande e più importante del mondo: gli uomini e la
redenzione del genere umano. Ambasciatore di questo
lieto annuncio fu l’angelo Gabriele, uno dei più alti
principi della corte celeste.
Il Saluto angelico contiene la fede e la speranza dei
patriarchi, dei profeti e degli apostoli. È la
costanza e la forza dei martiri, la scienza dei
dottori, la perseveranza dei fedeli e la vita dei
religiosi (Beato Alano). È il cantico nuovo della
legge di grazia, la gioia degli angeli e degli uomini,
il terrore e la confusione dei demoni.
Grazie al Saluto angelico, Dio si fece uomo, una
vergine divenne Madre di Dio, le anime dei giusti
furono liberate dal limbo, le rovine del cielo vennero
riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu
perdonato, la grazia ci fu data, i malati furono
guariti, i morti risuscitati, gli esiliati richiamati,
la SS. Trinità fu placata e gli uomini ottennero la
vita eterna. Insomma, il Saluto angelico è
l’arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia
da Dio concesse al mondo (Beato Alano).
Se il Saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso
è anche la lode più perfetta che noi possiamo
rivolgere a Maria. «Santa Matilde desiderava conoscere
il modo migliore per testimoniare la tenerezza della
sua devozione alla Madre di Dio. Un giorno, rapita in
estasi vide la Vergine santissima che portava sul
petto a caratteri d’oro le parole del Saluto angelico.
E le disse: “Sappi, figlia mia, che nessuno può
onorarmi con un saluto più gradito di quello che
l’adorabile Trinità mi rivolse per mezzo dell’angelo e
con il quale mi elevò alla dignità di Madre di Dio.
Con la parola “Ave”, che è il nome di Eva, appresi
come Dio con la sua onnipotenza mi avesse preservata
da ogni macchia di peccato e dalle miserie alle quali
andò soggetta la prima donna. Il nome “Maria”, che
significa Signora, fa capire che Dio mi riempì di
sapienza e di luce perché illuminassi, come astro
lucente, il cielo e la terra. Le parole “piena di
grazia” mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò
talmente di grazie da poter renderne partecipi in
abbondanza quanti le domandano per mia intercessione.
Dicendomi: “Il Signore è con te”, si rinnova nel mio
cuore l’ineffabile gioia che provai quando il Verbo
eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le parole:
“tu sei benedetta fra le donne”, lodo la misericordia
di Dio che mi elevò a così alto grado di felicità.
Infine, alle parole: “e benedetto è il frutto del tuo
seno, Gesù”, tutto il cielo si rallegra con me di
vedere mio figlio Gesù adorato e glorificato per aver
salvato gli uomini”» (Rosier mystique, 2ª decina, c.
9).
Fra le mirabili cose rivelate
dalla Vergine santa al beato Alano della Rupe
tre sono di maggior rilievo: la
prima, che è segno probabile e prossimo di
riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e
l’avversione per il Saluto angelico, che ha
restaurato il mondo; la seconda, che
i devoti di tale saluto divino dispongono di un
grandissimo pegno di predestinazione; la
terza, che quanti hanno ricevuto da Dio la
grazia di amare la Vergine santa e di servirla con
affetto, devono essere estremamente solleciti a
continuare ad amarla e servirla, finché suo Figlio
per mezzo di lei non li abbia fatti cittadini del
cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro
meriti.
S. Luigi, molto
severamente, sottolinea i comportamenti errati di
alcuni che non sanno dare il giusto valore alla
preghiera di Ave Maria: “Gli eretici, tutti
figli del demonio che portano segni evidenti della
loro riprovazione, hanno in orrore l’Ave Maria.
Imparano bensì il Padre nostro, ma l’Ave Maria no:
preferirebbero portare addosso un serpente piuttosto
che la corona o un rosario. Anche fra i cattolici
coloro che recano il marchio della riprovazione non si
curano della corona e del Rosario, ne trascurano la
recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta”.
E continua a spiegarci
alcune sfumature: “La mia Ave Maria, il mio
Rosario o la mia corona è la mia preghiera, è la mia
più sicura pietra di paragone per distinguere quelli
che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che
sono nell’illusione dello spirito maligno. Ho
conosciuto anime che sembrava volassero come aquile
fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed
erano invece disgraziatamente ingannate dal demonio.
Ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con
l’Ave Maria ed il Rosario che essi rigettavano come
non meritevoli di stima”.
Ecco allora il valore
dell’Ave Maria e cosa questa preghiera può donare a
un’anima: “L’Ave Maria è una rugiada celeste
e divina che cadendo nell’anima di un predestinato, le
comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni
sorta di virtù. E più l’anima è irrigata da questa
preghiera, più diviene illuminata nello spirito,
infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo
nemico. L’Ave Maria è una freccia penetrante ed
infocata: se un predicatore la fa precedere alla
parola di Dio che annuncia, acquista la forza di
trafiggere, commuovere e convertire i cuori più
induriti, anche se egli non sia dotato di molti
talenti naturali per la predicazione. Fu questa la
saetta segreta che la Vergine santa suggerì a san
Domenico e al beato Alano come la più efficace per
convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata
l’abitudine dei predicatori — ce l’afferma
sant’Antonino — di recitare un’Ave Maria all’inizio
dei loro discorsi”.
“L’Ave Maria, ci spiega S. Luigi, attira su di noi una
copiosa benedizione di Gesù e di Maria. È
infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria
ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi
ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. «Io
amo coloro che mi amano… per dotare di beni quanti mi
amano e riempire i loro forzieri» (Pr 8,17.21). È
quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: «Amiamo
quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro
scrigni». «Chi semina con larghezza, con larghezza
raccoglierà» (2 Cor 9,6). Orbene, recitare devotamente
il Saluto angelico non è forse amare, benedire e
glorificare Gesù e Maria?
In ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione,
una a Gesù e una a Maria: «Tu sei benedetta fra le
donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù».
Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso
onore che Dio le rese salutandola per bocca
dell’arcangelo Gabriele. Ora, chi potrebbe pensare che
Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi
li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e
quelle che li benedicono ed onorano con l’Ave Maria?
Sarebbe forse la Regina del cielo — si chiedono san
Bernardo e san Bonaventura — meno riconoscente e
onesta delle persone di qualità elevata in questo
mondo? Tutt’altro: ella le supera anzi in questa virtù
come in tutte le altre perfezioni; perciò non
consentirà mai che noi l’onoriamo con rispetto e che
ella non ci renda il centuplo. «Maria — soggiunge san
Bonaventura — ci saluta con la grazia se noi la
salutiamo con l’Ave Maria».
Ed allora, chi mai potrà farsi un’idea delle grazie e
benedizioni che il saluto e lo sguardo benigno di
Maria attirano su di noi?
Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole
dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu piena di
Spirito Santo ed il bambino che portava in seno
trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e
delle benedizioni scambievoli della Vergine santa, noi
pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un
torrente di consolazioni spirituali si riverserà nella
nostra anima”.
Quando noi recitiamo il
Rosario offriamo la nostra persona e il nostro
essere alla Madre del Signore. Sappiamo che offrirci
a Lei è un grande atto di amore e Lei stessa si
prenderà cura di ognuno di noi rendendoci simili al
Suo figlio Gesù! Ma recitare il Rosario stesso è già
un gesto di una meravigliosa offerta delle nostre
preghiere, del dialogo di amore. Sta scritto: «Date
e vi sarà dato» (Lc 6,38). Prendiamo il paragone del
beato Alano che così spiega, con un esempio, il
senso delle nostre preghiere che offriamo alla Madre
Celeste: «Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta
diamanti, quand’anche tu fossi un mio nemico non mi
perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni
favore possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della
grazia e della gloria, saluta la Vergine santa,
onora la tua tenera Madre». Chi riverisce la Madre è
come chi accumula tesori (Sir 3,5).
S. Luigi ci sottolinea l’importanza della
recita dell’Ave Maria: “Presentale ogni
giorno almeno cinquanta Ave Maria; ciascuna contiene
quindici pietre preziose, a lei più gradite di tutte
le ricchezze della terra. Che cosa non potrai allora
aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre,
nostra amica; è l’imperatrice dell’universo e ci ama
più di quanto tutte insieme le madri e le regine
abbiano mai amato un uomo mortale, poiché — dice
sant’Agostino — la carità della Vergine SS. sorpassa
tutto l’amore naturale di tutti gli uomini e di tutti
gli angeli”.
Il beato Alano così
si rivolge alla Vergine: «Colui che ti ama, o
divina Maria, ascolti e si rallegri. Il cielo è
nell’esultanza, la terra nell’ammirazione ogni volta
che dico: Ave Maria. Ho in orrore il mondo, l’amore di
Dio regna nel mio cuore quando dico: Ave Maria. I miei
timori svaniscono, le mie passioni si spengono quando
dico: Ave Maria. Cresco nella devozione, provo dolore
per i miei peccati quando dico: Ave Maria. Si conferma
la mia speranza, la mia consolazione aumenta quando
dico: Ave Maria. Si allieta il mio spirito, scompare
la mia tristezza quando dico: Ave Maria. È tanto
grande la dolcezza di questo amabile saluto che non
esistono parole per spiegarlo. E dopo averne detto
meraviglie, esso rimane ancora così nascosto e così
profondo che non si può scoprirlo. È breve nelle
parole ma grande nei misteri. È più dolce del miele,
più prezioso dell’oro. Bisogna averlo di continuo nel
cuore per meditarlo, in bocca per dirlo e ripeterlo
devotamente».
“Lo stesso beato Alano riferisce, ci spiega S. Luigi,
che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo
morte a una consorella e le disse: «Se potessi
tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche
senza molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo
tutti i violenti dolori sofferti prima di morire,
pur di avere il merito di questa preghiera». Si
noti che ella aveva sofferto atrocemente per anni e
anni.
Michel de Lisle, vescovo
di Salubre, discepolo e collega del beato Alano
della Rupe nel ripristinare la pratica del santo
Rosario, afferma che il Saluto angelico devotamente
recitato in onore della Vergine santa è il rimedio a
tutti i mali che ci affliggono”.
Iniziamo a conoscere la bellezza dell’Ave Maria
attraverso una breve spiegazione fatta da S. Luigi:
Ti trovi nell’infelice condizione di chi è in peccato?
Invoca la divina Maria. Dille «Ave», che vuol
dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o
tu che sei senza peccato e senza disgrazia. Ella
ti libererà dalla disgrazia dei tuoi peccati.
Sei nelle tenebre dell’ignoranza o dell’errore?
Rivolgiti a Maria e dille «Ave Maria», che
vuol dire: illuminata dai raggi del sole di
giustizia. Ella ti farà partecipe del suo
splendore.
Hai smarrito la via del cielo? Ricorri a Maria che
vuol dire: Stella del mare, stella polare, guida della
nostra navigazione in questo mondo. Ella ti condurrà
al porto dell’eterna salvezza.
Sei nell’afflizione? Ricorri a Maria che vuol dire:
mare amaro, colmo di amarezza quand’era in questo
mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare di
pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in
gioia e le tue afflizioni in consolazioni.
Hai perduto la grazia? Onora l’abbondanza delle grazie
di cui Dio colmò la Vergine santa e di’ a Maria: «Piena
di grazia» e di tutti i doni dello Spirito
Santo. Ed Ella te ne farà parte.
Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a
Maria e dille: «Il Signore è con te» più
degnamente e più intimamente che nei giusti e nei
santi, poiché tu sei una cosa sola con Lui. Egli
infatti è tuo Figlio, la sua carne è la tua carne. E
poiché gli sei Madre, tu sei con il Signore per una
perfetta rassomiglianza ed un reciproco amore. Dille
ancora: la SS. Trinità è tutta con te, essendone tu il
tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione
e la custodia del Signore.
Sei forse diventato l’oggetto della maledizione
divina? Di’ a Maria: «Benedetta sei tu più di
tutte le donne» e da tutte le nazioni a causa
della tua purezza e fecondità: grazie a te la
maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella
ti benedirà.
Hai fame del pane della grazia, del pane della vita?
Avvicinati a lei che portò il pane vivo disceso dal
cielo; e dille: «Benedetto il frutto del tuo seno»,
che tu concepisti restando vergine, portasti senza
fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto
«Gesù» che riscattò il mondo schiavo, guarì il
mondo malato, risuscitò l’uomo morto, ricondusse in
patria l’uomo esiliato, giustificò l’uomo colpevole,
salvò l’uomo perduto. Senza dubbio l’anima tua sarà
saziata del pane della grazia in questa vita e della
gloria eterna nell’altra. Amen.
Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: «Santa
Maria», santa nel corpo e nell’anima, santa per
la tua singolare ed eterna dedizione al servizio di
Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una
santità eminente quale conviene a tale infinita
dignità.
«Madre di Dio», che sei anche Madre nostra,
nostra Avvocata e Mediatrice, la Tesoriera e
Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci
prontamente il perdono dei nostri peccati e la
riconciliazione con la divina Maestà.
«Prega per noi, peccatori», tu che hai tanta
compassione per i miseri, tu che non disprezzi né
respingi i peccatori, senza dei quali non saresti la
Madre del Salvatore. «Prega per noi adesso»,
durante il tempo di questa breve vita, fragile e
miserabile. Adesso, perché di sicuro abbiamo solo il
momento presente. Adesso, perché giorno e notte siamo
attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.
«E nell’ora della nostra morte», così terribile
e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite,
il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal
dolore e dal timore. Nell’ora della nostra morte,
quando Satana raddoppierà gli sforzi al fine di
rovinarci per sempre; l’ora in cui si deciderà la
nostra sorte per tutta l’eternità, felice o infelice.
Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi poveri figli, Madre
compassionevole, avvocata e rifugio dei peccatori.
Allontana da noi, in quell’ora, i demoni nostri
accusatori e nostri nemici, il cui aspetto terribile
ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle
tenebre della morte. Guidaci e accompagnaci al
tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e
intercedi per noi affinché ci perdoni e ci accolga fra
i suoi eletti nel soggiorno della gloria eterna. «Amen».
Così sia.
Chi non ammirerà l’eccellenza del Rosario composto di
queste due parti: l’Orazione domenicale e il Saluto
angelico? Esiste, forse, preghiera più gradita a Dio e
alla Vergine santa? più facile, più soave, più
salutare per gli uomini? Teniamo continuamente nel
cuore e sulle labbra queste preghiere per onorare la
SS. Trinità, Gesù Cristo nostro Salvatore e la sua
santissima Madre.
Al termine di ogni decina è bene aggiungere il Gloria
al Padre: «Gloria al
Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel
principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen».
Quanti doni spirituali
ci donerebbe una sola Ave Maria recitata con questa
devozione e amore! La recita del Rosario acquista un
grande valore se il nostro cuore è pronto a offrire
50, 100, 150, 200 di questa Ave Maria! Allora
davvero il Rosario diventa la preghiera di amore
tanto desiderato dalla nostra Madre Celeste.
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Il S. Rosario è
una preghiera per tutti!
Il
S. Rosario è una preghiera che può essere recitata
da tutti con grande efficacia, anzi deve essere
recitata da tutti i fedeli, dai bambini ai
sacerdoti. Sappiamo che anche il Papa recita il
Rosario quotidiano e raccomanda la sua recita a
tutti! Così anche S. Luigi Grignion de
Monfort, nel “Segreto meraviglioso del santo
Rosaio”, incoraggia tutti a recitarlo e a
divulgarlo come la preghiera più potente e
fruttuosa:
Ai
sacerdoti –
“Felice il sacerdote e il direttore d’anime,
cui lo Spirito Santo ha rivelato questo
segreto che la maggior parte degli uomini
non conosce o conosce molto
superficialmente! Se egli ne avrà una
concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno
e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua
santa Madre gli verseranno nell’anima grazie
in abbondanza per far di lui uno strumento
della loro gloria. Con la sua parola, sia
pure disadorna, otterrà più frutto in un
mese che gli altri predicando in parecchi
anni.”
Ai
peccatori –
“Le nostre, invece, sono i Padre nostro e le
Ave Maria, recitati bene e accompagnati da
buone opere di penitenza, e non appassiranno
né periranno mai. Tra centomila anni la loro
bellezza splenderà come oggi. (…) Se sarete
fedeli a recitarlo devotamente fino alla
morte, nonostante l’enormità delle vostre
colpe, credetemi: «riceverete la corona di
gloria che non appassisce» (1 Pt 5,4). Anche
se vi trovate sull’orlo dell’abisso o con un
piede nell’inferno, se avete perfino venduto
l’anima al diavolo come uno stregone o siete
un eretico indurito e ostinato come un
demonio, presto o tardi vi convertirete e vi
salverete. Purché — lo ripeto e notate bene
i termini del mio consiglio — diciate
devotamente ogni giorno fino alla morte il
santo Rosario, per conoscere la verità ed
ottenere la contrizione ed il perdono dei
vostri peccati.
Ai devoti– “Non
disprezzate, dunque, la mia pianticella
rigogliosa e divina. Piantatela voi stessi
nella vostra anima prendendo la risoluzione di
recitare il Rosario. Coltivatela ed
innaffiatela recitandolo fedelmente ogni
giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi
accorgerete che questo seme, ora all’apparenza
tanto piccolo, diventerà col tempo un grande
albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le
anime predestinate e di alta contemplazione,
faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto
la sua ombra saranno protette dagli ardori del
sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle
bestie feroci della terra e scopriranno un
delicato nutrimento nel suo frutto,
l’adorabile Gesù, al quale sia ogni onore e
gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.”
Ai bambini –
“Consigliarvi di recitare un Rosario tutti i
giorni sarebbe domandarvi troppo. Dite almeno
ogni giorno con molta attenzione la corona di
cinque decine che è una piccola ghirlanda di
rose che ponete in capo a Gesù e a Maria.
Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella
storia e non dimenticatela.
«Due sorelline stavano sull’uscio di casa a
recitare devotamente il Rosario, quando
apparve una bella Signora che avvicinatasi
alla più piccola, di circa sette anni, la
prese per mano e la condusse con sé. La
sorella maggiore, meravigliata, ne va alla
ricerca, non la trova e rientra piangente in
casa per avvertire che hanno rapito la
sorella. Il papà e la mamma la cercano
inutilmente per tre giorni, finché alla sera
del terzo giorno la trovano sulla soglia di
casa. Era lieta in volto e festosa. Le
chiedono da dove venga ed ella risponde che la
Signora, alla quale diceva il suo Rosario,
l’aveva condotta in un bel luogo, le aveva
dato cose buone da mangiare e le aveva deposto
sulle braccia un grazioso bambino, al quale
lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco
convertiti alla fede, chiamano il padre
gesuita che li aveva istruiti nella fede e
nella devozione al Rosario e gli raccontano
l’accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso
questo fatto avvenuto nel Paraguay».
Bambini, imitate le due sorelline. Come loro
recitate ogni giorno il Rosario e meriterete
di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria,
se non proprio in questa vita, certo dopo la
morte per tutta l’eternità. Così sia.”
Per S. Luigi recitare il Rosario significa
recitarlo interamente(4 misteri). La
nostra più grandi difficoltà sta
proprio nel recitarlo interamente ma la
Mamma Celeste, come sappiamo, ci raccomanda la
recita quotidiana dell’intero Rosario. Allora
mettiamoci nelle Sue mani con la nostra
buona volontà. Troviamo il tempo di recitarlo
interamente programmando la nostra giornata!
“Oggi all’efficacia di questa
preghiera consegno volentieri la causa della pace nel
mondo e quella della famiglia”
Giovanni Paolo II
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“Per
ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso
portando la corona…”
Alfonso,
re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi
domestici onorassero la Vergine santa col Rosario,
pensò bene di portare al fianco una grossa corona per
incitarli con il suo esempio, senza ch’egli, tuttavia,
si obbligasse a recitarlo; in tal modo indusse tutti i
componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si
ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già morto,
ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato
davanti al tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che
l’accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il
divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla
pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il
Figlio per intercedere in favore del re. Si prese
allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i
peccati del re; la Madonna gettò sull’altro piatto il
grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla,
vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva
fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati; ed
allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente:
“Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai
reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio
di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali bene e fai
penitenza”.
Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario
della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla
dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la
salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni
giorno.
Che i devoti della Vergine santa si studino di
attirare il maggior numero possibile di fedeli nella
recita del santo Rosario, ad esempio di questo re;
godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna.
“Chi mi mette in luce avrà la vita eterna” (Sir
24,31).
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Il
Rosario salva il Brasile dal comunismo 1962-1964
Erano
anni bui: il mondo era in uno stato di paura e
confusione, la Russia stava cercando di farsi strada
nel convertire quanti più paesi possibile al suo
dominio. Nazioni impoverite, con governi corrotti e
in subbuglio erano facili bersagli. Cuba era appena
caduta in mani ai sovietici, e il Brasile nei loro
piani avrebbe dovuto essere la loro prossima
conquista. L’allora presidente Joao Goulart, stava
fortemente spingendo per una forma di governo
comunista. Iniziò a insediare noti comunisti in
posizioni governative e allo stesso tempo cercava di
convincere i cittadini che il comunismo era una
buona cosa per il paese .
Con il cattolicesimo ancora forte nel Paese, il
Cardinale de Barros Camara fece alla gente un
discorso radiofonico. Disse che seguendo i consigli
della Madonna di Fatima in materia di preghiera e di
penitenza, il Brasile avrebbe potuto rovesciare la
minaccia comunista. Il presidente Goulart gli
rispose deridendo il rosario e dicendo che il
governo avrebbe salvato l’economia dal collasso, non
la preghiera.
Una donna brasiliana di nome Dona Amelia Bastos era
molto preoccupata per questo pericolo imminente. Suo
marito apparteneva a un gruppo di uomini chiamati
“anti-rossi”, che si opponevano al comunismo in
Brasile. Una notte Dona Amelia decise che anche lei
avrebbe dovuto fare qualcosa. Formò subito un gruppo
chiamato “campagna delle donne per la democrazia”
(CAMDE) e iniziò a reclutare quante più persone
possibili per pregare il rosario in grandi gruppi,
per contrastare il piano di conquista comunista.
Grazie a lei, in una città chiamata Belo Horizonte
un gruppo di 20.000 donne recitarono il rosario ad
alta voce riuscendo a disperdere un raduno
pro-comunismo. Il successo di questa protesta
pacifica fornì l’ impulso per le donne cattoliche di
andare avanti.
Con l’aiuto del cielo e del cardinale arcivescovo de
Barros Camara, Dona Amelia reclutò l’ incredibile
numero di 600.000 donne che sfilarono a San Paolo
per pregare il rosario per la pace, chiedendo alla
Madre di Dio di preservarle dal destino e dalle
sofferenze delle donne martiri di Cuba, Polonia,
Ungheria e altre nazioni asservite.
Leone Brizola, un importante policito comunista, non
riuscì a fare il suo intervento previsto, sventato
dal tintinnio di 3000 rosari e il mormorio delle
preghiere nella sala del comizio.
Non una sola vita fu persa in questa incredibile
serie di proteste anti-comuniste pacifiche, una
campagna descritta da molti testimoni come “una
delle manifestazioni più commoventi nella storia
brasiliana.” Molti altri raduni del rosario si
tennero nelle principali città, nonostante le
minacce di azioni militari contro le donne col
rosario.
Sotto questa pressione, il 1 aprile 1964 il
presidente Goulart lasciò il paese, insieme a molti
membri del governo .
Preghiamo il rosario per proteggere anche il nostro
paese dalla corruzione e dalle leggi anti cristiane!
E
da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de
l’Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente
per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i
nemici l’avevano circondato da ogni parte, la
Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e
lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza,
mentre il suo vascello che faceva acqua stava per
affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque
centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté
salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo
di questi miracoli ottenuti dalla Vergine, grazie al
Rosario che recitava ogni giorno, egli fece
edificare un convento in Dinan per i religiosi del
nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece
religioso e morì santamente ad Orléans.
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I FRUTTI
DEL SANTO ROSARIO
La Madonna
rivelò un giorno al beato Alano della Rupe
che dopo il santo sacrificio della Messa, la prima e
più viva memoria della passione di Nostro Signore,
non vi è devozione più eccellente e più meritoria
del Rosario, il quale è come un secondo memoriale e
una rappresentazione della vita e della passione di
Gesù.
Il
padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un
giorno al venerabile Domenico, certosino, devotissimo
del Rosario, residente a Treviri nel 1431:
«Ogni volta che un
fedele recita in stato di grazia il Rosario
meditando i misteri della vita e della passione di
Gesù, ottiene piena e totale remissione dei suoi
peccati». Anche al
beato Alano ella disse: «Sappi che sebbene
siano già numerose le indulgenze concesse al mio
Rosario, io ne aggiungerò molte altre per ogni
cinquanta Ave Maria in favore di quanti le
reciteranno in stato di grazia e devotamente in
ginocchio. A chi avrà perservato nella recita del
Rosario in quelle condizioni e meditandone i
quindici misteri, otterrò al termine della sua vita,
come ricompensa del buon servizio, che gli siano
pienamente rimesse e la colpa e la pena di tutte le
sue mancanze. Tutto ciò non ti sembri incredibile;
mi è facile, poiché sono la Madre del Re dei cieli,
che mi chiama piena di grazia, e se ne sono piena,
ne distribuirò ampiamente ai miei cari figli».
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