NOSTRA
SIGNORA DI BANNEUX
Le
apparizioni di Banneux
Il
luogo delle apparizioni
A
venti chilometri da Liegi, sull'altopiano delle Ardenne,
non lontano da Spa, è situato Banneux, frazione di Louveignè.
Nel 1933, anno delle apparizioni, Banneux annovera 325 abitanti
e la comunità non è ancora considerata come parrocchia,
ma seguita da un cappellano. Mariette Beco ha 11 anni ed
è la maggiore di sette figli. La famiglia sperimenta condizioni
di vita difficile ed abita una modesta casa isolata, situata
oltre la strada, alla periferia del villaggio, al bordo
della foresta.
Il
messaggio della Madonna
"Sono
la Vergine dei poveri",
e a tutti coloro che soffrono, "vengo
ad alleviare la sofferenza".
(JE
SUIS LA VIERGE DES PAUVRES" et à tous ceux
qui souffrent, "JE VIENS SOULAGER LA SOUFFRANCE). "Questa
sorgente è riservata a tutte le nazioni. Pregate
molto! Addio!"
(CETTE
SOURCE EST RÉSERVÉE POUR TOUTES LES NATIONS.
PRIEZ BEAUCOUP!
ADIEU). |
|
Cronaca degli avvenimenti
Tratto
da un opuscolo redatto dal "Centro dell'Opera Mater
Divinae Gratiae", 10090 Rosta (Torino)
"IO
SONO LA MADONNA DEI POVERI"
Banneux
nel 1933 era uno dei paesi più poveri del Belgio, tra la
vallata del Vesdre e la strada provinciale che da Liegi
conduce a Spa: una chiesetta con un sagrato erboso dove
giocavano i ragazzi, alcune povere case, un bar, un negozietto,
e più in là qualche fattoria.
In
quell'anno il villaggio sperduto divenne meta di pellegrini,
attratti dalla sorgente miracolosa "La Fange"
che guariva gli ammalati. Che cosa era avvenuto a Banneux
nel 1933? Là si era manifestato il segno richiesto a Dio
da tutto il Belgio credente. Verso la fine del 1932 si era
sparsa la voce di un'apparizione della
Madonna a cinque fanciulli a Beauring, a sud della
provincia di Namur. Si chiese allora un segno di conferma
con una novena di preghiere. La novena finiva il 16 gennaio
del 1933. Il 15 gennaio, il segno viene dato a Banneux.
Quel
giorno, 15 gennaio, era domenica. A sera, la più grande
dei sette figli di Giuliano Becò vide nel giardinetto della
casa una Signora di luce. Giuliano quando lo seppe sorrise
incredulo, beffandosi della fantasia della sua Marietta:
a dodici anni si sogna ad occhi aperti! Operaio metallurgico,
Giuliano si era inasprito sempre più dopo la disoccupazione
che durava da vari mesi. Aveva coperto con un drappo persino
l'unico crocifisso della sua casa che pendeva da una parete
della cucina. Che ci stava a fare, quando non dava lavoro
a un povero padre che aveva moglie e sette figli da sfamare?
Giuliano voleva essere un uomo onesto, ma... che non gli
parlassero di Dio, se non volevano sentirlo bestemmiare!
LA
VERGINE DEI POVERI
Le
apparizioni della Vergine a Banneux nel gennaio del 1933
sono state una luce nel gelo e nella sera tenebrosa delle
Ardenne, ma più ancora nella notte del dolore e della
sofferenza che l'umanità ha vissuto come conseguenza
dell'illuminismo, del nazionalsocialismo e dell'avvento
della seconda guerra mondiale. Quando la fede viene assopita
e l'uomo si trova inesorabilmente di fronte al mistero del
dolore, della morte e quando nell'indigenza è a contatto
con le tenebre, non può in nessun modo venire meno
la speranza della fede nel Dio vivente, colui che è
venuto, viene e verrà. Nella notte la Vergine dei
Poveri viene per chiamare alla fede, per invitare a rimettersi
in cammino, per sollecitare alla confidenza in Dio, per
accompagnare l'umanità a Cristo Gesù. Le apparizioni
di Banneux segnano la storia dell'Europa: avvengono nel
cuore di questo vecchio mondo bisognoso di riscoprire il
senso della solidarietà, dell'appartenenza al mistero
della salvezza, dell'apertura ai deboli, ai piccoli, ai
sofferenti e ai poveri. L’intervento della Vergine delle
nazioni è dono di grazia per scuotere dall'apatia
spirituale i singoli, le famiglie, le comunità, i
popoli: dono per tutti, perché nessuno è escluso
dal piano della redenzione. Banneux resta per sempre segno
di questa luce dall'alto che viene ancora a rischiarare
a qualunque livello coloro che si lasciano accompagnare
dalla Madre verso una meta sicura. Di questo messaggio,
così intenso ed evangelico, la presente pubblicazione
ne vuole dare una lettura con semplicità, attraverso
la sensibilità di una madre e di una donna che nella
sera del suo cuore coglie la presenza della luce vera che
illumina ogni uomo. L'intento non è quello di uno
studio sistematico sulla realtà delle apparizioni
o di un approfondimento teologico, ma un tentativo di lettura
spirituale del messaggio attraverso uno stile semplice,
dove anche il particolare assume un suo significato senza
perdersi. Dovremmo, in un certo senso, riscoprire il valore
della devozione come atteggiamento di stupore reverenziale
di fronte alle opere di Dio di cui Maria santissima ne è
segno inconfondibile. Una luce nella notte. Sì, Banneux
è questo. E anche il libro è nato così:
nella notte, a Banneux, in occasione di un pellegrinaggio
invernale. Poi è rimasto nel silenzio dell'attesa,
ma con la speranza di una promessa che si sarebbe compiuta;
sono i disegni imperscrutabili di Dio, che non lasciano
tutto nel buio, ma a un certo punto fanno spuntare una luce.
È la realtà dell'evento che maturato nel segreto
viene rivelato per essere donato, offerto, condiviso: dono
e mistero per tutti.
Grazie,
Vergine santa, povera tra i poveri, donna del cammino, della
solidarietà, della fede.
Grazie,
Madre di Dio, figlia di un popolo benedetto; che ogni generazione
dica la tua beatitudine e con noi, benedici il Signore che
con ogni benedizione ci ha ricolmati di grazia. Padre Luigi
Testa.
Banneux,
un dono per tutti
Banneux è un piccolo villaggio delle Ardenne, distante
una ventina di chilometri da Liegi, in Belgio, il cui nome
significa "luogo banale" per via di un privilegio
- detto appunto di banalità - goduto dagli abitanti
di quella zona così povera, ai quali era concesso
l'uso gratuito del bosco per la raccolta della legna e i
prati per il pascolo delle mandrie. Non a caso, un luogo
"banale" è stato scelto dalla Provvidenza
per concedere doni straordinari, ben più duraturi
dei privilegi materiali. Al nome Banneux, dopo la prima
guerra mondiale, venne aggiunto anche Notre-Dame, in segno
di gratitudine e di riconoscenza alla Vergine, non per le
apparizioni - che allora non erano ancora avvenute - ma
per la materna protezione con la quale aveva preservato
il paese dai bombardamenti, a differenza di quanto era toccato
ai comuni vicini. Banneux, possiamo dirlo con certezza,
è la dimostrazione visibile dell'amore col quale
da sempre Dio cura e si occupa delle sue creature: dapprima
risparmiato dalla devastazione della guerra e dalla morte
terrena, diventa poi luogo scelto per essere luce nella
notte, guida sicura che conduce tutti gli uomini sul cammino
verso la vita eterna. Tutti i colori, con le loro mille
sfumature, che dipingono il capolavoro divino chiamato Banneux,
hanno in comune il medesimo paradosso evangelico: ciò
che è stolto agli occhi umani, è prezioso
agli occhi di Dio, proprio come la pietra scartata dai costruttori
divenuta poi testata d'angolo (Mt 21, 42), fondamento secondo
il quale le "banalità", una volta illuminate
dalla Grazia, si trasformano in perle preziose, rarissime,
uniche, nelle quali solo l'Amore ha potuto e voluto suscitare
la vita.
Domenica 15 gennaio 1933.
È sera e nel piccolo villaggio di Banneux tutto è
tranquillo: la notte sta per scendere e avvolgere nel silenzio
quell'angolo di mondo; tra poco, anche gli ultimi doveri
della giornata troveranno una sosta nel sonno, prima di
ricominciare una nuova settimana di lavoro. A La Fange,
il buio è reso ancora più cupo e intenso dal
sibilo del vento che fa eco tra le fronde degli abeti carichi
di neve; nessuno può immaginare che proprio lì,
alla periferia del paese, stanno per accadere fatti straordinari.
In casa Beco, la lucerna è ancora accesa: in cucina,
mamma Louise sta cullando l'ultima nata, Marie-Louise, mentre
papà Julien nella camera accanto si è addormentato
vestito, vicino alla piccola Simone; Alphonse e André
sono già coricati in una camera al piano superiore,
invece Mariette, la maggiore di sette fratelli è
a pian terreno con la mamma e, mentre aspetta che rientri
Julien di dieci anni, accudisce il fratellino René
che è malato. Mariette è seduta su una panca,
vicino alla finestra e di tanto in tanto scosta la tendina
nella speranza di intravedere Julien: forse è un
po' preoccupata, dal momento che il ragazzo è uscito
in mattinata per andare a pranzo dal parroco, sono quasi
le 19 e non è ancora rientrato. Mentre per un'altra
volta punta gli occhi nell'oscurità, Mariette vede
un bagliore e guardando bene, riconosce nel giardino una
figura luminosa: una Bella Signora vestita di un abito lungo
bianco, con una cintura celeste ai fianchi che ferma, in
piedi, la guarda e le sorride. Meravigliata e sbalordita,
non sapendo cosa pensare, immagina sia il riflesso, nel
vetro della finestra, della lampada a petrolio appoggiata
sul tavolo; allora la prende, la porta immediatamente nella
stanza accanto e si affaccia di nuovo. La visione è
sempre lì, più nitida che mai, col capo leggermente
curvato a sinistra e le mani giunte, inclinate verso il
basso. Con l'emozione che cresce, Mariette racconta alla
mamma cio che vede in giardino e, nonostante si senta rispondere
che sono sciocchezze quelle che va dicendo, insiste per
essere creduta. La mamma è stanca dopo una giornata
faticosa, ma non riuscendo a calmare la bambina nemmeno
deridendola e dicendole con tono ironico che potrebbe aver
visto la Madonna in persona, cede alle sue richieste e finalmente
guarda dal vetro, mettendosi nella stessa posizione in cui
si trovava sua figlia: strabiliata, anche lei vede una sagoma
umana bianca; ma, dopo qualche istante, intimorita e credendola
una visione malefica, lascia cadere il lembo della tenda
e torna alla culla di Marie-Louise. Intanto Mariette continua
a fissare l'apparizione, senza paura. Prende una corona
di rosario che aveva trovato qualche tempo prima sulla strada
per Tancrémont e comincia a pregarla. Dopo qualche
decina di Ave, nota che la Bella Signora muove le labbra,
come se stesse pregando con lei, ma non ne ode la voce.
Vede invece che con l'indice della mano destra le fa cenno
di avvicinarsi, di seguirla e la bambina, subito, lascia
la finestra per chiedere alla mamma il permesso di uscire.
Sono le 19, è buio, fa freddo e col terrore che siano
stregonerie, mamma Louise non solo vieta alla figlia di
andare in giardino, ma con decisione che non ammette repliche
chiude la porta d'ingresso a chiave. A Mariette non resta
che ritornare alla finestra, però nel frattempo la
Bella Signora è sparita lasciandole nel cuore un
grande desiderio di rivederla. Come fare? Per un po' continua
a pregare, poi, vedendo disattesa la sua speranza, si rassegna
in silenzio. Al ritorno di Julien i commenti sull'apparizione
sono terminati e sebbene il ragazzo si giustifichi spiegando
che è stato in gita con altri amici e con il cappellano
all'oratorio di Polleur; riceve ugnalmente una sgridata.
La giornata è conclusa e solamente l'indomani la
bambina racconterà al babbo l'accaduto. Papà
Julien, operaio onesto e lavoratore, di poche parole, dedito
alla sua numerosa famiglia, le risponde secco che sono tutte
fantasticherie, anzi, con decisione le domanda se forse
non stia rincretinendo, sebbene dentro di sé debba
riconoscere che Mariette non ha mai mentito. Nonostante
siano accadute cose insolite è lunedì, quindi
Mariette e altri due fratelli si preparano per andare a
scuola. Durante l'intervallo, giocando con l'amica Joséphine,
le confida di aver visto la Vergine nel suo giardino; alla
derisione da parte della compagna, risponde mettendosi a
piangere. Conoscendo il forte carattere di Mariette, capace
persino di battersi con i ragazzi più grandi (i quali,
dopo aver ricevuto da lei una lezione adeguata, la temevano
e non osavano più contraddirla), Joséphine
rimane molto colpita da questo comportamento e subito si
ricrede, assumendo un atteggiamento rispettoso, chiedendole
di descriverle la Bella Signora e suggerendole di parlarne
al cappellano. Al ritorno da scuola le bambine si fermano
da don Jamin: Joséphine doveva restituire un libro
della biblioteca e ne approfitta per confidare al sacerdote
la grande novità, ma alla notizia il cappellano si
mostra scettico. Proseguendo la strada verso casa, l'amica
lo riferisce a Mariette che, per la seconda volta nella
giornata ricomincia a piangere a dirotto, picchiando i piedi
per terra, gridando addolorata che sa bene lei cosa ha visto
e che ne è proprio sicura. Mariette non ha dubbi:
è certa di aver visto la Vergine e, ansiosa di rivederla,
comincia a domandarsi cosa fare per migliorarsi; si prefigge
di diventare "più degna" impegnandosi in
alcuni propositi: ritorna a frequentare il catechismo, partecipa
alla santa Messa e si riavvicina al sacerdote col quale
i rapporti sono da tempo pessimi. Nella sua semplicità,
questa ragazzina schietta intuisce che per piacere alla
Madonna deve riavvicinarsi alla Chiesa e non aspetta oltre:
stabilisce un programma e da subito si impegna. Così
impara la lezione di catechismo e l'indomani mattina, terminata
la santa Messa delle 7.30, lo dimostra rispondendo bene
alle domande. Don Jamin rimane stupito nel rivederla dopo
tre mesi di assenza e quando tutti i compagni sono usciti
dalla chiesa, la trattiene per incoraggiarla a continuare
e per sapere direttamente da lei cosa ha visto la domenica
sera. Mariette si limita a rispondere brevemente alle domande
che le vengono poste, come se aver visto la Madonna fosse
la cosa più naturale del mondo. La sua voce sicura
e l'atteggiamento innocente fanno intuire al sacerdote che
la bambina non mente, tuttavia lui non lascia trapelare
un suo giudizio, limitandosi a suggerirle di amare la Vergine
e di parlare di quanto lei ha visto solo con i suoi genitori.
Nel frattempo papà Julien non smette di pensare al
racconto della figlia: lui non ha visto nulla, è
vero, ma la sua rettitudine non gli permette di sottovalutare
l'accaduto, così decide di fare degli esperimenti
in giardino prima con la lampada accesa, poi con dell'acqua
versata sul punto dell'apparizione (e rapidamente congelatasi
per il freddo intenso), al fine di capire se Mariette non
abbia avuto un abbaglio. Ogni ipotesi viene esclusa; rimane
solo da credere alla bambina, stando a vedere come evolveranno
i fatti, che in questo momento lo potrebbero mettere in
ridicolo agli occhi dei suoi compagni di lavoro e dei compaesani.
Mercoledì
18 gennaio 1933
La giornata volge al termine, la cena è consumata
e come sempre Mariette riordina la cucina. Sono circa le
19 quando, senza dire nulla, esce. E’ incredibile questo!
Dove ha trovato il coraggio per vincere la sua paura a tutti
conosciuta? Il babbo, stupito nel non vederla rientrare
subito, la segne e la trova inginocchiata sul bordo del
sentiero che dall'ingresso di casa porta al confine del
giardino, davanti al punto in cui la domenica sera si era
fermata l'apparizione. Con la determinazione di chi vuole
scoprire la "causa" delle improvvise stranezze
della propria figlia, papà Julien cerca in ogni angolo,
fa il giro della casa, fruga tra i cespugli della siepe,
rientra dal cancello, urta e rovescia un secchio, sbatte
la porta d'ingresso facendola cigolare e, non trovando niente
di strano, preoccupato grida alla bambina che se continua
così, certo diventerà stupida. Mariette è
ancora nella stessa posizione e prega a voce bassa il rosario
come non si fosse accorta di nulla, incurante del freddo
intenso (-12°) e del buio. Disarmato dal comportamento
della bambina, l'uomo inforca la bicicletta e si reca ad
avvisare il cappellano, perché trattandosi di un
fenomeno religioso ritiene sia materia di sua competenza.
Don Jamin non è ancora rientrato e l'incredulità
scettica della perpetua non frena il signor Beco che decide
di interpellare un suo vicino di casa, Michel Charlesèche,
stimato da tutti per la sua saggezza; questi, insieme al
figlio Henrie di undici anni, si incammina verso La Fange.
Nel frattempo è accaduto qualcosa: mentre Mariette
recitava le Ave, improvvisamente ha teso le braccia verso
l'alto, guardando estasiata in cielo; fra le cime di due
grandi abeti c'è una piccola figura luminosa che
man mano le si avvicina diventa sempre più nitida
fino a fermarsi a qualche passo da lei. È la stessa
visione di domenica, in grandezza naturale, posata su una
specie di nuvola di fumo grigiastra, elevata da terra una
trentina di centimetri; ha il viso sorridente e dolce che
le comunica bontà e tenerezza. Tiene le mani rivolte
in alto ed è luminosa, bella e splendente come il
sole; sul capo, sopra il velo bianco e lungo, ha un' aureola
di luce dalla quale si staccano raggi più lunghi
intercalati da raggi un po' più corti e il suo abito
è ancora uguale. Questa sera Marinette nota che ha
il piede destro scoperto, ornato da una rosa d'oro, mentre
dall'avambraccio destro le pende una corona di rosario bianca.
La santa Vergine muove lentamente le labbra, come se pregasse,
ma senza far udire la sua voce; poi, con un cenno dell'indice
(lo stesso della volta precedente), invita la bambina a
seguirla, indietreggiando posata sulla nuvoletta. Manette
la segue varcando la stecconata e mentre si incammina sulla
strada che porta verso Tancrémont, giunge suo padre
con i Charlesèche che le chiede dove stia andando;
Mariette non si ferma e senza nemmeno voltarsi risponde
che "Lei la chiama" e prosegue, seguita e sorvegliata
a distanza. La Vergine, dopo qualche metro, si ferma e la
bimba si lascia cadere in ginocchio così pesantemente
sul terreno gelato che se ne ode il tonfo, ma trascorso
un istante, al cenno della Madonna, si rialza, riprende
a camminare, senza rispondere ai ripetuti richiami e senza
curarsi di dove mette i piedi. La Madonna continua a scivolare
all'indietro senza distogliere lo sguardo dalla bambina
che, a una seconda sosta, cade ancora sulle ginocchia per
rialzarsi nuovamente all'invito e riprendere a camminare.
A un tratto, piega bruscamente verso destra e si inginocchia
al bordo di un fosso davanti a una misera sorgentella d'acqua,
mentre la Bella Signora è ferma davanti a lei, al
di là del rigagnolo, sopra la scarpata e le dice:
«Immergi le tue mani nell'acqua». Mariette,
senza esitare, obbedisce e la corona del rosario le scivola
dalle dita che bagna e muove nell'acqua. I tre testimoni
attratti dallo sciacquio si avvicinano e odono la bambina
ripetere: «Questa sorgente è riservata per
me». Allora Michel Charlesèche, sorpreso, cerca
nell'oscurità verso la scarpata senza scorgere nessuno
e sente ancora Mariette ripetere le parole della Vergine:
«Buona sera, arrivederci». Dopo il saluto, la
Bella Signora si eleva sugli abeti vicini alla fonte e si
allontana guardando la piccola che la fissa fino a quando,
rimpicciolita e troppo distante, scompare. Come se si risvegliasse
da un sogno, la bambina stropiccia gli occhi e finalmente
si incammina verso casa col babbo e i due vicini. Sono quasi
le 20, l'apparizione è durata più di trentacinque
minuti e alle domande, che non si fanno attendere, Mariette
risponde senza farsi supplicare. Il cappellano, di ritorno
da Liegi verso le 21, dopo essere stato informato da Michel
Charlesèche degli avvenimenti, decide di consigliarsi
con un sacerdote suo conoscente e di recarsi con lui di
persona dai Beco, dai quali, dopo aver udito personalmente
il racconto dei fatti, può verificare che Mariette
è coricata nel suo letto al piano superiore e dorme
tranquillamente. Sono passate le 22 e congedati tutti, finalmente
la notte concede riposo.
Giovedì
19 gennaio 1933
La giornata scolastica si è svolta all'insegna di
un saggio ginnico e Mariette ha potuto confidare a Joséphine,
che ormai le crede, quanto è accaduto la sera prima.
In fermento, invece, è don Jamin che apprendendo
suo malgrado il ripetersi dell'apparizione, decide di seguirne
l'andamento, inviando a La Fange dei testimoni di sua fiducia
e avvisando il vescovo di Liegi, monsignor Louis-Joseph
Kerkhofs. Verso le 19, nonostante il tempo pessimo e il
freddo pungente, Mariette si copre le spalle con un vecchio
cappotto ed esce accompagnata dal babbo. Come la sera precedente,
allo stesso posto, si inginocchia sulla neve e comincia
a recitare delle Ave a voce bassa. Dopo un paio di decine,
tende le braccia ed esclama: «Oh! Eccola!».
Un attimo di silenzio e le domanda: «Chi siete, mia
Bella Signora?», ripetendo ad alta voce la risposta
che riceve: «Io sono la Vergine dei Poveri».
Come la sera prima, la Vergine è giunta dall'alto
del cielo e più si avvicina, più la figura
si ingrandisce, fino a raggiungere la statura naturale e
fermandosi nel solito punto. Appena la Madonna comincia
a muoversi in direzione della sorgente, Mariette la segue
scortata da un buon numero di persone che la curiosità
ha radunato a dispetto delle intemperie. Con lo sguardo
fisso, puntato leggermente in alto, la bambina ripercorre
il sentiero sostando inginocchiata alle stesse stazioni
della sera precedente, senza accorgersi del seguito di testimoni.
Alla sorgente nuovamente si inginocchia volgendo lo sguardo
fisso sopra la scarpata. Tutti possono udire chiaramente
una seconda domanda che Manette rivolge alla Vergine: «Bella
Signora, ieri avete detto: "Questa sorgente è
riservata per me". Perché per me?» e mentre
termina la frase si porta una mano al petto indicando se
stessa. Cogliendo l'ingenuità della bambina, il sorriso
della Vergine si fa ancora più marcato e ilare, quindi
le risponde: «Questa sorgente è riservata per
tutte le nazioni», aggiungendo dopo una piccola pausa:
«Per i malati, per dar loro sollievo». A queste
parole segue il ringraziamento entusiasta di Mariette che
con grande espressività dice: «Grazie, grazie».
La dolce Mamma non ha ancora terminato il suo messaggio
e con voce soave le confida: «Io pregherò per
te» e poco dopo conclude con un «Arrivederci».
A questo punto la Madonna si eleva sopra gli abeti e divenendo
sempre più piccola e lontana, scompare. Tutti hanno
potuto udire la voce di Mariette, sia quando ha posto le
domande alla Vergine, sia quando ha ripetuto le risposte
ricevute, sebbene non si sia accorta di aver parlato. Terminato
il dolce incontro, continuando a stropicciarsi gli occhi,
la bimba si alza e scorgendo il babbo poco lontano, gli
si getta tra le braccia; intanto le persone presenti, commosse,
continuano a pregare mentre si dirigono verso la casa dei
Beco dove subito comincerà l'interrogatorio. Questa
visione è durata circa sette minuti e da quanto afferma
Mariette si possono subito notare due cose: la prima è
che la bambina ripete le medesime parole che senza rendersi
conto aveva pronunciato durante l'incontro con la Madonna;
la seconda è che quanto dichiara è autentico,
poiché di alcuni termini quali «nazioni»
e «sollevare gli ammalati» lei non conosce proprio
il significato; eppure questa fanciulla semplice ha risposto
alla Vergine con un ringraziamento entusiasta nonostante
avesse solo intuito che si trattava di qualcosa di bello
dal fatto che mentre Maria le parlava non smetteva di sorriderle.
Fra i presenti c'era anche il medico di famiglia, il dottor
Heuse, che dopo averla attentamente esaminata ne ha confermato
il perfetto stato di salute.
Venerdì 20 gennaio 1933
Mariette
trascorre a letto la giornata perché durante la notte
- forse per il freddo della sera prima, forse per l'emozione
dello straordinario incontro - non è stata bene.
In mattinata il cappellano si è recato a trovarla
e volendo metterla alla prova, prima di andarsene, ha convinto
i suoi genitori a vietare alla loro figlia di recarsi all'appuntamento
serale con l'apparizione. Alle 18.30 Mariette è ancora
coricata e dorme profondamente, ma verso le 18.45, senza
che nessuno la chiami, si sveglia e si prepara per uscire.
Naturalmente i suoi genitori si oppongono, spiegandole che
la temperatura è rigidissima e lei è indisposta.
A nulla servono le suppliche, i ragionamenti o i tentativi
di convincerla, che la irritano rendendola ancora più
risoluta, sostenuta anche dalla testardaggine che emerge
quale componente fondamentale del suo carattere; in famiglia
la conoscono bene, non c’è che arrendersi e lasciarla
fare di testa sua. Seguita dal papà si inginocchia
al suo solito posto e comincia a recitare sottovoce il rosario.
Attorno a lei, una ventina di testimoni, partecipano alla
preghiera e dopo un paio di minuti la vedono aprire le braccia
e la sentono esclamare: «Oh! Eccola!»; un brevissimo
silenzio e a questa espressione soggiunge: «Cosa desiderate,
mia Bella Signora?». A una piccola pausa segue la
risposta: «Oh! Una piccola cappella», pronunciata
con un leggero tono interrogativo. Trascorso qualche istante,
Mariette si piega in avanti e cade a terra come svenuta.
Subito il babbo le solleva la testa chiamandola più
volte, ma la bambina non risponde. Aiutato da un vicino,
papà Julien prende in braccio la figlia e la porta
in casa dove, appena sdraiata su un letto, riprende immediatamente
conoscenza. La mamma si è spaventata e inquieta rimprovera
il marito ritenendolo responsabile di aver ceduto ai capricci
di Mariette. Fortunatamente c'è il dottor Chaumont
tra i presenti, la visita e trovando tutto nella norma,
consiglia di lasciar tranquilla la bambina che poco dopo
si addormenta. Cos’è successo? Come mai Mariette
è svenuta? I fatti sono i seguenti. Mariette ha visto
apparire la Vergine da lontano, come le altre volte e avvicinarsi
a lei passando fra le cime dei due grandi abeti. Quando
le ha chiesto cosa desiderasse, la Madonna ha risposto:
«Desidererei una piccola cappella»; poi, disgiungendo
le mani, girandole con le palme verso il basso, le ha imposte
su di lei pur tenendole sempre vicine al petto e con la
destra le ha tracciato il seguo della Croce, benedicendola.
Questa volta la Vergine è rimasta in giardino, forse
perché Mariette era indisposta? E’ probabile, dal
momento che la visitatrice è la Mamma per eccellenza.
Poi, mentre la Madonna si allontana per ritornare fra gli
angeli, Mariette ha perso conoscenza. La richiesta di una
cappellina è così banale e comune ad altre
apparizioni, da vanificare le aspettative dei testimoni
che si allontanano profondamente delusi. Fra loro c'è
anche il padre di don Jamin, il cui compito è quello
di riportare al figlio la cronaca dei fatti, e proprio per
la pessima impressione che ne riceve, lo esorta alla massima
prudenza. Viene così a mancare quel fervore che inizialmente
aveva entusiasmato i curiosi, lasciando spazio all'apatia
e al disinteresse che nei giorni seguenti vedranno presenti
pochissime persone.
Lunga pausa di attesa
Sabato
21 gennaio Mariette non va a scuola e nel pomeriggio, spontaneamente,
si reca dal cappellano; questa decisione forse è
dettata dall'urgenza di fargli conoscere il desiderio della
Vergine circa la cappellina. Don Jamin la interroga e prima
di congedarla le dice che a suo parere, poiché la
Vergine l'ha benedetta, non le riapparirà più.
Interpretando che il sacerdote le parla così per
diffidenza e incredulità riguardo le visite della
Madonna, Mariette inizia a protestare e piangendo gli ripete
che non solo lei ha visto la Vergine, ma ne ha pure udita
la voce. Giunge la sera e alle 19 in punto la bambina esce;
i suoi genitori - ormai persuasi della realtà delle
apparizioni - nonostante il "malore" del giorno
prima, non intervengono più, lasciandola libera di
fare quello che si sente. Sempre inginocchiata allo stesso
posto, inizia la recita del rosario; notando Mariette ancora
immobile, Michel Charlesèche le chiede se non vede
nulla e triste (ricordando le parole del cappellano) la
piccola risponde che tutto è finito, perché
la Vergine la sera prima l'ha benedetta e non verrà
più. Così, mesta e addolorata, rientra in
casa dove alcuni testimoni si cimentano a convincerla che
invece la Madonna tornerà ancora; a nulla valgono
le parole: Mariette è in preda allo sconforto e non
vuole ascoltare nessuno. Questa situazione di attesa senza
segni durerà fino all'11 febbraio, ma ogui sera puntuale
alle 19, con una perseveranza diamantina degna di un maestro
nella fede, Mariette starà inginocchiata in giardino
su un pezzo di sacco, col vecchio cappotto del papà
sulle spalle e gli stivali ai piedi, lo sguardo rivolto
alle cime dei due grandi abeti, al freddo gelido di quell'inverno
oltremodo rigido, sotto la pioggia battente a dirotto o
sferzata dal vento pungente, nel buio della sera, sempre
più sola. Il quadro si ripete: dopo il primo rosario
ne segue un secondo, poi un terzo, un quarto, alle volte
un quinto, un sesto e anche un settimo. Poi, arrendendosi
all'evidenza, rientra a casa in lacrime ripetendo ogni volta
che per quella sera la Bella Signora non era ritornata.
I pochi presenti che si alternano a qualche visitatore di
passaggio, vedendola piangere sconsolata e incapaci di calmarla,
si amareggiano e ne provano pietà. L'indomani, attraversando
il paese per recarsi a scuola, immancabilmente incontra
chi la deride appellandola "Bernadette" o prendendosi
gioco di lei e inchinandosi con sarcasmo al suo passare.
A niente serviranno gli stessi rimproveri della nonna materna
e delle zie che la ritengono demente, criticando anche i
suoi genitori per l'assurda libertà che le accordano.
Ogni sera, giunta l'ora, sente un desiderio irresistibile
ed esce nella speranza del dolce incontro.
Sabato
11 febbraio 1933
Sono le 19, Mariette è al suo solito posto in ginocchio
e sta pregando il rosario, al termine del quale, con voce
implorante, chiede di cominciarne un altro. È all'inizio
della quinta decina, quando all'improvviso si incammina
con passo sicuro sulla strada che porta alla sorgente. Con
lo sguardo leggermente rivolto verso l'alto, passa davanti
alle poche persone presenti senza accorgersi di loro e senza
rispondere alle loro domande. Ai soliti due punti si ferma,
cade inginocchiata poi si rialza. Giunta alla fonte di nuovo
si inginocchia, recita una decina di Ave, immerge le mani
nell'acqua e col crocifisso della corona si segna lentamente.
Per qualche istante tace, poi la si sente esclamare: «Grazie!
Grazie!». Dopo un breve silenzio, scoppia a piangere
rifugiandosi nelle braccia del papà e camminando
veloce con lui si dirige verso casa. La bambina alle prime
domande non risponde: è seduta al tavolo in cucina,
ha la testa appoggiata sul braccio destro ripiegato e continua
a singhiozzare. Trascorrono diversi minuti, ma quando comprende
che le persone ritengono opportuno lasciarla sola, chiede
loro di attendere e pazientare ancora un poco. Finalmente
si tranquillizza e vuole parlare col babbo, solo con lui;
allora si alza per andare nella camera accanto e dirgli
tutto. La porta rimane socchiusa e uno dei presenti può
udire il racconto che poi Manette ripeterà. La Vergine
questa sera le ha detto: «Io vengo ad alleviare la
sofferenza», parole alle quali segue il doppio ringraziamento
della fanciulla. Prima di andarsene la Madonna l'ha salutata
così: «Arrivederci», poi si è
allontanata come al solito. Il tutto è durato una
decina di minuti. Anche stavolta la bambina non comprende
il significato dell'espressione «soulager la souffrance»
ed è il papà che glielo spiega in vallone;
così rasserenata ritorna in cucina per narrare dell'apparizione
e per rispondere alle domande. Al termine i testimoni propongono
di recarsi con Marite dal cappellano che, dopo aver ascoltato
gli adulti, vuole fare alcune domande alla bambina. È
tale la sicurezza nel cuore di Marite che prima di congedarsi,
comunica a don Jamin una decisione straordinaria: l'indomani
riceverà la prima Comunione. Nel sentire questa novità,
il sacerdote sbalordito si informa se sia un desiderio della
Madonna e tranquillamente Marite risponde che la Vergine
non le ha suggerito proprio niente, ma che è sicura,
con questa scelta, di farle molto piacere. Con fermezza
don Jamin tenta di dissuaderla poiché non solo non
conosce il sacramento della Riconciliazione, ma non è
nemmeno ben preparata al grande incontro con Gesù,
che semmai avverrà a maggio. Impassibile e fermamente
decisa, Marite semplifica tutto rispondendo che a prepararla
ci penserà lui: avrà il tempo per farlo la
mattina prima della santa Messa.
Mercoledì 15 febbraio 1933
Il
tempo è sempre più inclemente e il freddo
così rigido, che i testimoni sono ogni volta di meno.
Mariette, invece, col cappotto del babbo sulle spalle è
inginocchiata al solito posto in giardino e prega assorta
e tranquilla un'Ave dopo l'altra. Dopo sette decine tace,
alza la testa e la si sente dire chiaramente: «Santa
Vergine, il cappellano mi ha detto di domandarvi un segno».
Per tre minuti circa rimane immobile e silenziosa, poi riprende
a pregare, senza però spettare la sequenza di Ave
e Pater; la sua voce è sempre più commossa
e tremula fino a quando si tramuta in pianto. A un tratto,
eccola prostrarsi a terra, continuando a piangere, senza
parlare. È in questo istante che interviene mamma
Louise - che per la prima volta partecipa alla preghiera
con la figlia - per tentare, senza riuscirci, di rialzare
la bambina. Mariette non risponde. A forza, una signora
la raddrizza, chiedendole perché piange e Mariette
desolata replica che la Vergine è già ripartita.
Vento e gelo sono così pungenti che è meglio
rientrare e la piccola, seduta al tavolo, con la testa appoggiata
sulle braccia incrociate, continua a singhiozzare. Nel frattempo
papà Julien scende dalla camera e vedendo la sua
Mariette così disperata, ne prova un immensa pena.
Appena la bambina si tranquillizza, racconta che la Vergine
alla richiesta di un segno risponde: «Credete in me,
io crederò in voi». Trascorso qualche istante
in silenzio, la Madonna rivela a Mariette un segreto e aggiunge:
«Pregate molto»; infine, mentre la bambina prosegue
il secondo rosario, come al solito, la saluta con un «Arrivederci»,
elevandosi al di sopra degli abeti, rimpicciolendo e allontanandosi
nella direzione dalla quale era arrivata. L’apparizione
è durata una decina di minuti.
Lunedì 20 febbraio 1933
Puntualmente,
da più di un mese, alle 19 Mariette esce e attende
la Madonna inginocchiata al solito posto in giardino: la
neve è durissima e fa corpo unico col terreno gelato;
un vento implacabile e sferzante fischia nel buio silenzioso
e deserto della campagna, ma la bambina immobile, prega
con fervore il rosario. All'inizio della seconda corona
si alza in piedi e così rimane sino al termine della
quinta decina quando, improvvisamente, cade in ginocchio
e sollevando leggermente le braccia, porta le mani in avanti,
mentre il tono della sua voce si fa più alto ed espressivo.
Trascorrono pochi istanti e Mariette si rialza, incamminandosi
sul sentiero che porta alla fonte. Ai soliti punti sosta
un po', prega inginocchiata e riprende di nuovo a camminare.
Giunta alla sorgente, si inginocchia al bordo del fosso
e tenendo lo sguardo fisso rivolto verso l'alto prega ancora
una decina di Ave, poi tace. Con la testa bassa, nascosta
tra le mani, piange; la Vergine le ha detto: «Mia
cara bambina, prega molto» e prima di allontanarsi
verso la cima degli abeti, l'ha salutata con un «Arrivederci».
Verso le 22.30, papà Julien sale per coricarsi e
trova Mariette ferma sulle ginocchia, ai piedi del letto,
con la corona tra le mani, raccolta in preghiera.
Giovedì 2 marzo 1933
Questa
sera una pioggia scrosciante imperversa su La Fange, ma,
incurante, Mariette verso le 19 si prepara per uscire: ha
uno scialle in testa e un sacco vuoto da mettere sotto le
ginocchia. Sistemata al solito posto, inizia la preghiera,
mentre una signora presente, con un ombrello, la ripara
dall'acqua battente che cade a dirotto. Al piccolo gruppo
di testimoni si uniscono mamma Louise con uno dei fratellini.
Concluso il secondo rosario, la pioggia improvvisamente
cessa, il cielo si schiarisce fino a mostrare le stelle
luminose. Mariette, inamovibile, inizia la terza corona
quando, alla fine della seconda decina, la sua voce cambia
tono diventando più elevata ed espressiva. La bambina
tende le braccia, si alza velocemente, fa un passo avanti
e poi ricade in ginocchio. Un'altra rapida decina di Ave
e poi silenzio, interrotto da due «Sì... sì»
ai quali seguono attimi strazianti: Mariette si prostra
fino a toccare per terra con la testa e così rimane
pregando e singhiozzando contemporaneamente. Un uomo corre
ad avvertire il babbo che si precipita fuori seguito dalla
mamma. Commosso e rattristato nel vedere la sua bambina
in quelle condizioni, la prende fra le braccia e la riporta
in casa, adagiandola su un letto nella camera a pian terreno.
Alcune signore convincono Mariette a ritornare in cucina
e tenendola sulle ginocchia cercano di coccolarla, ma questa
volta ci vuole molto tempo per calmarla. Intanto anche papà
Julien, per l'emozione è quasi svenuto e occorre
rianimarlo. Quando è possibile cominciano le domande
e Mariette, riprendendo a piangere, racconta che la Madonna
ha detto: «Io sono la Madre del Salvatore Madre di
Dio. Pregate molto. Addio». Dicendo «Addio»
le aveva imposto le mani e benedicendola col segno della
croce, come di consueto, si è allontanata. La Vergine,
giunta come sempre dall'alto, questa volta non sorrideva
mentre le parlava; quando poi le ha detto «Addio»
il suo volto si è fatto serio e triste. Mariette
è talmente sconsolata che mentre piange ripete mesta
che non la rivedrà più, che la Madonna non
tornerà più dal momento che le ha detto «Addio».
L’apparizione è durata circa cinque minuti e appena
Mariette è stata riportata in casa, una pioggia torrenziale
ha ricominciato a cadere.
Banneux
ieri: lo scenario
La casa
La
Madonna appare a una bambina mentre è nella sua casa.
Si tratta di una modesta abitazione della famiglia di un
operaio e, per Mariette, è il luogo più conosciuto.
Certamente la Vergine non ha considerato fosse meglio apparire
a chi abitava in una reggia, perché lei stessa ha
vissuto nella modestia a Nazaret e non solo, ha provato
anche l'umiliazione della stalla proprio quando avrebbe
voluto dare al Re dei re l'onore più grande. Maria
ci viene a trovare nelle nostre case, nei luoghi a noi più
comuni, per dirci che nel quotidiano c'è la straordinarietà
della vita; e quella casa, dove Mariette ha continuato a
vivere con la sua famiglia nella più assoluta normalità,
oggi disabitata, rimane lì al suo posto accanto alla
piccola cappella, per ricordare nel silenzio a tutti i visitatori
che dalla finestra al pian terreno, due occhi di bambina
hanno saputo credere ben oltre a quello che hanno visto.
Il giardino
Forse
più che giardino è meglio specificare che
si trattava di un fazzoletto di terra delimitato da una
siepe di recinzione. Di sicuro i Beco non avevano né
il tempo, né l'energia per coltivare fiori e piante
ornamentali, ma la Madonna, che lo trova ugualmente degno
della sua presenza, si sceglie il punto dal quale Mariette
può vederla e vi ritorna in seguito.
Gli abeti
In
un bosco di abeti, che fanno ancor più buia e fredda
la sera, due sono quelli che la bimba non smette di fissare
mentre attende la Madonna, perché è proprio
fra le loro cime che la vede arrivare dall'alto, piccola
e bianca nella notte. Più lei si avvicina, sempre
meglio la distingue, fino a quando, ferma a poca distanza,
la sua statura è di grandezza naturale. Quando ritorna
in cielo, è ancora tra la maestosità dei due
grandi alberi che ripercorre la strada e allontanandosi
scompare. Chi passeggia per le stradine del bosco, a seconda
della stagione, camminando ode lo scricchiolio della neve
soffice calpestata, o il rumore sordo del passo sul morbido
tappeto di aghi caduti. In quell'incanto viene spontaneo
alzare lo sguardo verso il cielo e ci si sente piccoli.
Allora quei giganti silenziosi dalle cime che svettano sembrano
diventare un ponte fra la terra e il cielo, un ponte sul
quale far correre anche il più intimo fremito dell'anima.
La pioggia, il vento, la neve
Ogni
sera i fenomeni naturali non vogliono rimanere in disparte:
quando non nevica, piove a dirotto e il vento gelido sferza
impietoso chiunque metta piede fuori dalla porta. Il terreno
gelato è duro, ma le ginocchia di Mariette sembrano
infischiarsene della scomodità: l'attesa della Bella
Signora è così forte che pare proprio non
ci sia sacrificio che non valga la pena affrontare. Appena
compare tra gli abeti, però, ogni volta all'improvviso
tutto si calma e si ripete quanto accadde sul lago: il vento
cessa, la pioggia e la neve si ritirano per far posto a
colei che per un momento lascia il cielo per consolare i
poveri della terra (cf Mt 8, 23-26).
Il freddo
Le
apparizioni hanno luogo in inverno e, come non bastasse,
proprio nel cuore del periodo più crudo, che quell'anno
in particolare è segnato da un clima straordinariamente
rigido. Non è certo una coincidenza che la Madonna
mitighi il freddo pungente con la sua materna presenza,
ma questo può avvenire in ogni stagione della nostra
vita, a gennaio come in pieno agosto: tutti noi soffriamo
il freddo e spesso, i brividi di scelte che ci hanno portato
lontano da Dio, rendono impossibile proseguire la strada.
Come allora è stato possibile a una bambina affrontare
e combattere le intemperie, così anche noi oggi siamo
sollecitati a vincere la pigrizia che si accontenta del
tepore di una fiammella per godere invece di un perenne
fuoco scoppiettante. La Madonna è li, davanti a ciascuno
di noi, per sciogliere il ghiaccio spesso che si è
creato e per scaldarci il cuore col calore che emana dalla
sorgente dell'Amore.
Il buio
La
Vergine appare a Mariette sempre la sera, quando è
già buio. È una scelta significativa, rassicurante,
che vuole invitarci a non temere: lei è una mamma
e sa che ai bambini la notte fa paura; per questo è
lì, proprio in quell'ora. Non è solo la piccola
Mariette a temere la notte; forse anche i due discepoli
in viaggio hanno avuto paura per il "forestiero"
che voleva proseguire il cammino e lo hanno invitato insistendo:
«Resta con noi perché si fa sera...»
(Lc 24, 29). L'uomo, però, non rifugge solo dal buio
di quelle sere d'inverno; in tante altre condizioni oscure
cerca una presenza di cui fidarsi. C'è il buio nell'anima
per il peccato che grava; la tenebra nella mente perché
siamo incapaci di scegliere il bene; l'oscurità nella
tentazione che non riusciamo a vincere; la notte nell'ora
della prova che ci ha fatto soccombere; non c'è luce
nella sfiducia, nella solitudine, nella persecuzione, nell'attesa,
nell'angoscia... ma più forte, molto più forte
di ogni buio è il debole chiarore di una candela,
magari accesa dal desiderio di ricominciare da capo, luce
sufficiente a ricordarci che anche nel sepolcro la morte
è durata solo poche ore, mentre la risurrezione si
preparava a vincere, a vivere e a regnare per l'eternità.
Il sentiero: camminare e sostare
verso la sorgente
Lunga
o breve, c'è sempre una strada che separa il luogo
in cui siamo da quello che desideriamo raggiungere; decidere
di percorrerla significa mettersi in cammino. La Madonna
si serve del sentiero che costeggia il bosco per condurre
Mariette alla sorgente. Il sentiero è una strada
già tracciata, che esiste sulla mappa di ogni cuore
ed è per ciascuno un itinerario fatto "su misura".
Ogni nostra giornata è l'opportunità da non
perdere per camminare sul sentiero che ci conduce agli infiniti
incontri che la Provvidenza ci offre e non solo per Mariette,
ma anche per tutti noi, il bastone su cui appoggiarci può
chiamarsi fiducia. Delle otto volte in cui la Vergine appare
a Mariette, ben quattro terminano alla sorgente. La Madonna
ripete così un gesto a lei tanto consueto, quello
di camminare, che però non è un semplice muoversi
verso una meta: è preghiera. Maria inizia questo
meraviglioso esercizio subito dopo aver ricevuto l'annuncio
dall'angelo e si reca da Elisabetta; ecco, quando la gioia
è immensa, non la si può contenere e la si
trasforma in amore. Quando sono veramente colma della gioia
che Gesù solo può dare, divento prossimo sorridente
per il fratello che ho accanto. Lungo il percorso dal giardino
alla sorgente, mentre Mariette continua il rosario - pur
non udendone la voce - nota che la Vergine muove le labbra
proprio come pregasse. Questo è uno degli esempi
più dolci e persuasivi che la Mamma celeste ci offre
per farci comprendere che anche in un breve tragitto come
è quello, ci è possibile volgere al cielo
il nostro cuore, certi che lei cammina con noi. La piccola
non si limita a camminare al seguito della Vergine; è
tale e tanta la sua fiducia che quando la Mamma si ferma,
non esita a lasciarsi cadere di peso sulle ginocchia: evidentemente
non ha altra preoccupazione se non quella di fidarsi ciecamente.
Non pensa che fermarsi sia sprecare minuti preziosi, proprio
come nessun automobilista giudica tempo perso la sosta dal
benzinaio per fare il pieno. Inoltre, la natura umana è
così fragile che non è permesso a nessuno
camminare in continuazione: ecco allora che di tanto in
tanto, anche se il percorso è minimo, ci viene offerta
una pausa. Fermiamoci fiduciosi, perché solo più
avanti comprenderemo quanto quella tappa era necessaria,
ma soprattutto sentiremo nell'intimo che era segnata da
sempre sul nostro sentiero.
La sorgente
Perché
mai, fra tante cose preziose, la Madonna sceglie una sorgente
d'acqua? Maria, che si è sempre schierata a favore
della vita, non poteva certo mostrare a Mariette una miniera
di diamanti: sceglie l'acqua, anzi, sceglie acqua che zampilla,
acqua che “vive”. L’espressione "dove c'è acqua,
c'è vita" è quella che meglio sintetizza
e ci fa comprendere l'indispensabile contributo di questo
elemento perché ogni forma di vita esista. L'acqua,
però, assolve sicuramente almeno altri due compiti
molto importanti: disseta - è l'unica bevanda che
davvero calma la sete e al tempo stesso è la più
povera, la più umile, la più abbondante, diffusa,
facile da trovare, quella... più a portata di mano.
Anche l'uomo più ricco del mondo, potente e insignito,
se vuole dissetarsi chiede acqua, non bevande raffinate
e costose, ma semplice acqua fresca; lava - non importa
per quale motivo siamo sporchi: l'acqua lava. Lava i piedi
infangati del contadino, come ha lavato quelli degli apostoli
prima della Cena; lava le mani sporche di lavoro e ha lavato
quelle di Pilato; lava il sudore del missionario in Amazzonia,
come un tempo quello di Simone di Cirene; lava il bimbo
appena nato, come ha lavato Gesù bambino impiastricciato
di terra dopo il gioco; lava le folle nel Giordano e a Sibe
ha lavato gli occhi al cieco nato; lava oggi chi percorre
il sentiero dell'unità fra i popoli, come ha lavato
chi duemila anni fa ha camminato sulle strade della Palestina.
Con la potenza dell'Amore, però, quella semplice
e umile acqua fa di più: - diventa vino a Cana, perché
la gioia della festa possa continuare (Gv 2, 1-11); - disseta
completamente e «chi beve di quell'Acqua non avrà
più sete»: è accaduto alla Samaritana,
che si trovava ad attingere al pozzo di Giacobbe nell'ora
più calda del giorno (Gv 4, 1-14); - cancella la
colpa d'origine ridonando all'anima quel candore più
bianco della neve (Sal 51, 9); - esce dal costato trafitto
di Gesù, quale fonte perenne da cui sgorga lo Spirito
fecondo (Gv 19, 34). E l'acqua che in dono viene data per
dissetare, lavare, purificare, che solo dopo aver compiuto
la sua missione ritorna a colui che l'ha inviata (Is 55,
10), proprio a La Fange, luogo nel quale è quanto
di più banale ci possa essere, trova nella Madonna
dei Poveri colei che se ne riserva una fonte per tutti i
popoli. Si, la Vergine ci mostra in una cosa comunissima
la straordinarietà dell'ordinario, ma c'è
di più: l'acqua della sorgente è di proprietà
della Madonna e proprio perché è sua ce ne
fa dono, ne prendiamo quanta ne vogliamo, la portiamo anche
a casa, ma l'eccedenza, la sovrabbondanza si disperde semplicemente,
"banalmente" nella terra; non c'è accumulo...
non c’è granaio (cf Lc 12, 13-21) per chi è
gratuità. Un poverello di Assisi, grande santo, ha
"cantato" le meraviglie della natura con tanta
gioia e stupore, da chiamare l'acqua non cosa, ma addirittura
sorella. Possa in tutti noi nascere l'estasi non solo per
l'acqua materiale, ma per Gesù stesso, acqua viva
(Gv 7, 38), sorgente di vita eterna; unicamente a lui ci
dissetiamo e bevendo alla sua fonte inesauribile diventiamo
a nostra volta piccoli zampilli per i fratelli che hanno
sete di lui e ancora non l'hanno trovato.
La preghiera
A
eccezione della prima sera, la Madonna appare sempre dopo
che Mariette ha pregato. Non è certo un caso che
si ripete sette volte! È piuttosto la conferma che
non esiste ingerenza nelle cose spirituali. Né Maria,
né Gesù entrano forzatamente nella nostra
vita; si rivelano una prima volta, poi attendono pazienti
la risposta personale di ognuno. Mariette ha visto quanto
le è bastato per comprendere, in quel momento; è
rimasta affascinata, ma il seguito ha richiesto molto del
suo impegno personale. È indiscutibile che la Grazia
e la protezione della Vergine hanno sostenuto Mariette nell'attesa,
però è doveroso riconoscere che questa bambina
di dodici anni, ha voluto essere tenace fino all'ostinazione,
senza smettere di pregare anche quando si è trovata
pressoché sola a vivere un'attesa muta e senza segni.
Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che la Vergine, semmai non
avesse avuto "in programma" di ritornare dalla
piccola, l'ha fatto intenerita da tanta insistente preghiera.
Di sicuro è vero che la Madonna ha gradito il sacrificio
di Mariette, trasformandolo in fiducioso abbandono e conversione
per tanti cuori dubbiosi. Il primo frutto maturato con l'esempio
della bambina è proprio l'aperta disponibilità
agli eventi del suo babbo. Papà Beco, non lasciandosi
condizionare dai commenti, crede a sua figlia senza temere
di apparire ridicolo; ma c'è di più: la sera
del 18 gennaio decide che l'indomani si confesserà
e riceverà l'Eucaristia, dopo anni di lontananza
dalla Chiesa. Ecco la potenza della preghiera, nell'ambito
limitato di quel poco che un occhio umano può intravedere,
ma chissà quanti sono i prodigi operati che solo
il Signore conosce. Per Mariette la preghiera non è
stata un obbligo, un dovere, una cosa "da fare";
di sicuro è stato un appuntamento di gioia e festa
tale, che neppure le intemperie di quell'inverno sono state
sufficienti a farle rimandare.
Banneux oggi: il santuario
Oggi Banneux è un luogo benedetto in un abetaia che
palpita santità, dove la banalità è
ancora di casa. Non sono certo né l'architettura
e neppure il pregio delle opere d'arte a impreziosire Banneux,
quanto piuttosto quell'impalpabile presenza di soprannaturale,
inafferrabile con le mani, eppure tanto concreta, reale,
sperimentabile. Nella povertà, nell'essenzialità,
c'è una ricchezza sovrabbondante di particolari,
poiché il povero pensa con amore e fa fruttare proprio
con il particolare, con l'attenzione, col nulla materiale
quanto il ricco compra col denaro e senza fatica dal povero.
Di fianco alla modesta cappellina desiderata dalla santa
Vergine c'è ancora la casa di Mariette. Tutto attorno,
col passare degli anni, immerse nel verde, sono sorte delle
costruzioni che fin nei dettagli comunicano semplicità
e sobrietà. Nulla è lasciato al caso ed è
proprio la povertà a trasformarsi in eleganza. Una
caratteristica che colpisce immediatamente il pellegrino
è la quantità di piccoli ambienti a disposizione
per la preghiera: cappelline sparse nel bosco o piccoli
locali attigui alle cappelle e alle chiese, fanno si che
ci si possa isolare nel silenzio, col cuore aperto e disponibile
all'ascolto. Un'atmosfera di calorosa, fraterna, sincera
accoglienza incoraggia all'apertura verso i fratelli e alla
disponibilità, e dopo qualche ora già si ha
l'impressione di "abitare" da tanto quest'oasi
spirituale. L'orologio serve a poco, perché il tempo
si misura con lo stupore per la bellezza della natura, con
la riflessione che lascia parlare l'anima, con l'estasi
per la gratuità, con il desiderio di conversione.
Tutto è aperto nel santuario, che non ha mura e cancelli;
una bassa stecconata lo delimita e chiunque può entrare
e uscire a suo piacimento. Gli abeti, sempre più
alti, sono le sole "guardie del corpo", testimoni
delle innumerevoli guarigioni del fisico e dello spirito,
che da anni la bontà divina accorda a chi chiede
con fede. Anche le centinaia di formelle ex-voto che rivestono
le pareti di tanti luoghi sacri e testimoniano il ringraziamento
di altrettanti miracolati, sono tutte della stessa fattura
e hanno il medesimo formato, a sottolineare che veramente
fra noi non ci sono differenze. Nel santuario c'è
posto proprio per tutti e le diverse nazionalità
diventano motivo di scambio vicendevole; nella celebrazione
della santa Messa come nella preghiera del Rosario la sera,
c’è un avvicendamento dei rappresentanti dei vari
paesi, ognuno che si esprime nella sua lingua.
La cappellina delle Apparizioni
È
la cappellina chiesta dalla Madonna a Mariette quando le
ha domandato cosa desiderasse. Costruita in pietra locale,
col tetto in ardesia per resistere alle intemperie de La
Fange, è in muratura solo su tre lati e un cancello
a inferriata sull'ingresso viene chiuso la sera. All'interno
un piccolo altare è sovrastato dal trittico dipinto
dallo zio del cappellano su indicazione di Mariette che,
non trovando il disegno conforme a quanto lei aveva visto
dal vero, ha costretto il pittore a rifarlo ben cinque volte.
Nel tabernacolo c'è sempre presente Gesù Eucaristia,
che accanto alla sua mamma attende, consola, sostiene ogni
pellegrino che vi si reca. Al centro del pavimento, una
lastra di marmo bianco ricorda il punto dove la fanciulla
ha visto sostare la Vergine e porta inciso il cronogramma:
«E’ qui che Ella venne ad aprire il suo cuore di Mamma».
Inaugurata il 15 agosto 1933 alla presenza di circa 60.000
persone, nel maggio 1985 ha accolto papa Giovanni Paolo
Il che vi ha sostato in preghiera.
L'edicola san Giuseppe
A
poca distanza dalla cappellina delle Apparizioni eretta
in onore della Madonna, si è creato uno spazio all'aperto
dedicato al suo sposo; si trova dietro la casa dei Beco,
dove - a ridosso del muro posteriore - è stato costruito
un riparo in muratura per proteggere un altare. San Giuseppe,
che sulla terra ha custodito Maria e il Bambino, continua
oggi a vegliare e proteggere la Chiesa.
La cappella del santissimo Sacramento
È
situata sotto il porticato che dal lato destro della cappella
delle Apparizioni porta alla casa del clero, intitolata
al santo Curato d'Ars. Realizzata per offrire la possibilità
di esprimere la preghiera personale a Gesù Eucaristia,
è il punto di ritrovo per la recita del santo rosario
la sera, terminata la stagione dei pellegrinaggi. Da questo
luogo si può accedere alla cappella della Croce,
costituita sostanzialmente da un locale attiguo più
ristretto, molto raccolto, dove troneggia una grande croce;
l'esiguità dell'ambiente ne diventa il pregio, poiché
favorisce la preghiera di gruppi di pochissime persone.
L'altare e il chiostro alla sorgente
L'acqua
della sorgente oggi si versa in una vasca rotonda di cemento
al centro della quale, appoggiata su un disco di pietra,
c’è una stella in bronzo a cinque punte - a indicare
i cinque continenti - intersecata alla base da una croce.
Sul davanti, attorno alla vasca, in lettere di bronzo c'è
l'invito della Vergine a Mariette: «Immergi le tue
mani nell'acqua». Dietro, un muretto che porta infisse
due lastre di marmo: quella a sinistra con la scritta: «Questa
sorgente è riservata per me»; quella a destra
con: «Per tutte le nazioni, per alleviare la sofferenza
degli ammalati». In mezzo, al di sopra dello zampillo,
c'è una bella statua della Madonna dei Poveri a indicare
che era quello il posto che occupava, quando si fermava
sulla piccola scarpata, come ha raccontato Mariette. Forse
con quella posa - il busto leggermente ricurvo in avanti
e le mani giunte - voleva sottintendere che il suo atteggiamento
è di "veglia" sulla sua proprietà
regalata a tutte le nazioni. Vicino alla sorgente, poco
distante dal punto in cui si è fermata la Vergine,
si vede un altare che nella bella stagione raccoglie intorno
i devoti per la celebrazione della santa Messa. Il significato
delle apparizioni diventa così pienamente vissuto,
poiché proprio davanti alla sorgente destinata a
tutte le nazioni, si rinnova il sacrificio offerto per ogni
uomo venuto al mondo. Un cronogramma inciso al di sopra
dell'apertura a volta dell'altare, traduce il simbolismo
della fonte: «Non c'è che una sorgente: Cristo
Gesù. Maria ci apre il cammino». Di fronte
all'altare si trova un chiostro con la statua di san Luigi
Maria Grignon de Monfort; essendo riparato, i pellegrini
possono attingere l'acqua miracolosa da un rubinetto collegato
alla sorgente anche in caso di cattivo tempo.
La cappella del Messaggio
Se
una piccola cappella indica il luogo delle Apparizioni,
una cappella molto più grande ne ricorda i messaggi
affidati a Mariette. Le parole della Vergine sono riportate
in francese sul muro dietro l'altare, mentre in inglese,
tedesco, olandese, italiano, spagnolo e ucraino si trovano
sulle lapidi che adornano le sei colonne portanti. Perfettamente
in sintonia col Magnificat - il cui testo riprodotto su
ceramica è collocato sulla parete a sinistra - e
con le Beatitudini - incise sul basamento della statua del
Cristo, detto appunto il Cristo delle Beatitudini, che si
trova sul lato opposto - le parole della Madonna a Banneux
continuano la lode che ha portato la sua anima piena di
Spirito a proclamarsi esultante in colui che è suo
Salvatore e rivelano ai beati elencati da Gesù sulla
Montagna la certezza di gustare la gioia eterna promessa
dall'Amore Infinito, conquistata a prezzo di quanto sulla
terra è oggetto di disprezzo. Posto su un candelabro
di legno, finemente intagliato e decorato, è custodito
il "cero della pace", benedetto e acceso da un
vescovo dello Zambia nel 1958, 25° anniversario delle
apparizioni; da quel giorno il lume arde giorno e notte
e in quell'occasione altri 45 ceri più piccoli, della
stessa fattura, sono stati consegnati ai rappresentanti
dei paesi che avevano aderito all'Unione Internazionale
di Preghiera.
La cappella di Maria Mediatrice
Alla
cappella del Messaggio ne è stata aggiunta un'altra,
molto più piccola, dedicata a Maria Mediatrice, dove
insieme con le apparizioni a Banneux, viene posto in evidenza
il duplice ruolo della Vergine: ha donato Cristo al mondo,
salvezza per ogni uomo e contemporaneamente conduce ciascun
uomo verso Cristo, dal quale sgorga ogni grazia. Anche due
dipinti graffiti vogliono confermare la mediazione di Maria
riprendendo due episodi evangelici: l'Annunciazione e la
visita alla cugina Elisabetta. Accanto all'altare, invece,
si trova da un lato una bellissima statua in ceramica della
Madonna e dall'altro un tabernacolo in metallo che porta
incastonati cinque cristalli di roccia, a simboleggiare
la sorgente di Acqua viva, come precisa la scritta «Fons
Vitae» posta sul fondo.
La cappella degli ammalati
È
di fronte alla cappella del Messaggio e si estende sul lato
destro del piazzale sul quale si affaccia luminosissima
grazie alle grandi vetrate ad arco. Come nella cappella
del Messaggio, sono ripresi sia il motivo delle travi a
vista che quello della parete che da sull'esplanade, quasi
interamente a vetri. Quest'ultimo particolare consente un
più immediato contatto con il luogo sacro a chi si
trova all'esterno, oltre che una piacevole illuminazione
naturale per tutta la giornata a chi nell'interno vi si
raccoglie in preghiera. È per eccellenza il luogo
riservato agli ammalati, per i quali si svolgono celebrazioni
al coperto in caso di cattivo tempo, ma a ogni pellegrino
è ugualmente consentito l'accesso.
L'altare maggiore
Una
grande costruzione in muratura capace di ospitare decine
di concelebranti, protegge l'altare maggiore chiamato anche
altare del Magnificat, che si erge su una scalinata dominando
il piazzale e consentendo a tutti i fedeli presenti di seguire
la celebrazione. La mensa, in tema con la caratteristica
di Banneux, è retta da sei colonne che formano cinque
arcate e simboleggia un acquedotto, nel quale scorre l'acqua
della sorgente di vita.
La cappella Maria regina dei Profeti
Sotto
l'altare del Magnificat c'è una piccola cripta dedicata
a Maria regina dei Profeti. Il crocifisso è stato
scolpito da un artista del Burundi, mentre la Vergine è
opera di un rwuandese e porta sul capo la corona della maternità,
come tutte le mamme di questa nazione.
L'esplanade o grande piazzale
Nel
corso degli anni il vecchio piazzale è stato trasformato
e le strutture in legno sono state sostituite con quelle
in muratura. Si estende dall'altare maggiore per tutta la
lunghezza della cappella del Messaggio e di quella degli
Ammalati che si fronteggiano rispettivamente sul lato sinistro
e su quello destro, terminando in un grande spiazzo a semicerchio
nel quale troviamo a destra il chiostro di san Francesco
d'Assisi, mentre a sinistra c'è quello di san Bernardo.
Le arcate dei due chiostri si prolungano in quelle che costeggiano
le due cappelle, offrendo ai pellegrini un percorso al riparo.
La grande chiesa dei Pellegrini o
Nowvelle église
Il
numero dei pellegrini in continuo aumento e l'impossibilità
di radunare in un ambiente coperto e sufficientemente capiente
tutti gli ammalati presenti, hanno reso necessaria la costruzione
di questa grande chiesa, che può accogliere ben 5.000
persone. Situata nello spiazzo dietro l'altare del Magnificat,
si presenta come una grande tenda eretta ai margini del
bosco. Vicino alla porta principale è incastonato
nel muro un mattone della porta santa della basilica di
San Pietro in Roma aperta da papa Giovanni Paolo Il in occasione
dell'anno santo 1983-84. Questo mattone indica lo stretto
legame che unisce Banneux alla Chiesa universale. Sulla
parete di fondo sono affisse le fotografie della visita
del Pontefice avvenuta nel 1985, mentre quelle laterali
sono impreziosite da una bellissima Via Crucis. Il viale
che conduce a questa chiesa è intitolato a Giovanni
Paolo Il.
La cappella San Michele
Questa
costruzione, offerta dai pellegrini tedeschi, riproduce
fedelmente la cappella di Rhòndorf, in Germania,
nella quale, durante la seconda guerra mondiale, non si
è mai smesso di recitare ogni giorno il santo rosario
per tutti i prigionieri, senza distinzione di nazionalità.
La sintonia di questo gesto con le parole della Vergine
è una testimonianza gradita a Banneux, dove la cappella
è stata dedicata a san Michele, protettore della
Germania. Nella stagione dei pellegrinaggi viene utilizzata
come luogo di adorazione di Gesù Eucaristia, che
rimane esposto per tutto il giorno.
Missio
A
metà strada fra la cappella del Messaggio e la cappella
San Michele, si trova un padiglione missionario. Sorto per
il legame profondo che unisce la fonte destinata a tutte
le nazioni alla missionarietà della Madonna già
con Elisabetta, ha subito suscitato nelle diocesi del Terzo
Mondo il desiderio di mettersi sotto la protezione della
Vergine dei Poveri. Da maggio a settembre, ad accogliere
i visitatori, sono presenti alcuni missionari disponibili
a condividere le loro esperienze offrendo molteplici iniziative
che spaziano dall'esposizione di oggetti di artigianato
provenienti dai vari paesi, all'animazione a cura di diversi
gruppi che con materiale fotografico e tramite audiovisivi
fanno conoscere la realtà delle loro terre. Chi approda
in questo luogo di preghiera accogliente e silenzioso si
sente il benvenuto; tutto comincia con l'incontro, continua
con la condivisione e conduce alla riflessione personale.
Lo Shabann
Questo
nome nasce dalla fusione di due parole: shalom - che in
ebraico significa pace - e Banneux. Si tratta di una costruzione
in legno, immersa nel bosco, destinata ai giovani. Ogni
anno ne ospita diverse centinaia, che in piccoli gruppi
vi trascorrono una intera giornata di preghiera oppure un
breve periodo di riflessione guidata sui temi fondamentali
per un cristiano quali il ruolo dei giovani nella società
e nella Chiesa, il come vivere la povertà oggi, la
pace, la condivisione ecc. Tutto questo alla luce del messaggio
della Vergine dei Poveri e sotto il suo sguardo materno.
La cappella delle Nazioni
All'ingresso
della piazza delle Nazioni, in corrispondenza della fermata
dell'autobus di linea, molti anni fa era stato allestito
un riparo per i pellegrini in partenza; attualmente è
sostituito da una cappella nella quale possono prendere
posto un centinaio di persone che, nell'attesa di lasciare
Banneux, anche solo per una manciata di minuti, hanno ancora
l'opportunità di rimanere in preghiera.